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Vucinic rivela: «Mi ha chiamato

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Spalletti»

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Mirko Vucinic, arrivato a Roma dopo una lunga trattativa di mercato, ha voluto fortemente indossare la maglia giallorossa. A farlo innamorare dell'Olimpico e del suo pubblico un Roma-Lecce del 2001. Il montenegrino, allora giovanissimo ex custode del Via del Mare di Lecce, non credette ai suoi occhi. «Sono rimasto scioccato dall'ingresso in campo dei giocatori della Roma e dall'accoglienza dei suoi tifosi. Prometto che darò tutto me stesso e uscirò dal campo sempre con la maglia bagnata di sudore». Per ora, il modulo di Spalletti ad una punta, non gli dà chance da titolare. Dovrà conquistarsele durante gli allenamenti e combattere con un altro panchinaro di lusso, Montella. «Tutto dipenderà dal mister. So che ci sono attaccanti di primo livello nella Roma, oltre ad Okaka (oggi fresco 17enne ndr) e non sarà facile ritagliarmi uno spazio in campo. Io il doppione di Montella? Magari gli somigliassi, ha segnato tanti gol. Come lui forse non sono tanto bravo di testa, ma sono veloce e la Roma può esaltare le mie caratteristiche. E poi posso giocare anche esterno sinistro. L'ho fatto due anni fa con Zeman». Ha passato un'estate al telefono. Lunghe conversazioni col suo procuratore Lucci, artefice dell'operazione. Un giorno sembrava fatta, l'altro la Roma era su Iaquinta. Poi è tornato Mido, e a Vucinic è crollato il mondo addosso. «In quel periodo non sono stato tanto bene. Ho ricevuto offerte dall'Udinese e mi hanno cercato dalla Russia, ma ho continuato a rifiutare. Volevo solo la Roma. Un giorno mi ha chiamato anche Spalletti. Voleva sapere come stavo e se volevo andare da lui. Ovviamente gli ho detto di sì». Alla fine ha prevalso il buonsenso. Il Lecce si è "accontentato" di più di 3 milioni di euro per il prestito, poi la prossima estate si deciderà il suo futuro. «Ringrazio i dirigenti del Lecce che alla fine mi hanno fatto partire. Zeman ha provato in qualche modo a trattenermi. Mi ha detto di restare fino a gennaio e fare 20 gol. Con lui in un campionato ne ho fatti 19. Mi ha insegnato a non mollare mai». Luc. Fal.

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