Vuelta, tappa a Vinokourov
È uno capace di farsi battere da Valverde in salita, venendo superato a un passo dal traguardo quando la vittoria sembrava già nelle sue tasche, e poi di vendicarsi col mondo il giorno dopo, vincendo più o meno nello stesso modo, anche se non su un arrivo in quota, ma in una tappa da velocisti. Lui è fatto così, è un piccolo genio dello sport moderno, viene dal Kazakistan, ha il sogno del Tour de France, e nel suo paese (ha portato a casa la prima medaglia olimpica kazaka) lo adorano, al punto da essere corsi in suo soccorso, governo in primis, per pagargli la squadra fino a fine anno: e sì, perché il team sarebbe la Liberty Seguros spazzata via dall'affaire Puerto, e rimasta senza sponsor. Così, dal Kazakistan con furore, ecco i gas-dollari che hanno finanziato la squadra paranazionale dandole il nome di Astana (la capitale dell'ex repubblica sovietica) e permettendo ad Alex (escluso ingiustamente dal Tour) di correre da protagonista il finale di stagione, Vuelta e Mondiale su tutto. E rieccoci quindi alla corsa spagnola: scottato dalla beffa subita venerdì da Valverde, come avrà passato Vinokourov le 20 ore successive? Macerandosi in quali tormenti interiori? Qualsiasi cosa sia successa, gli ha dato la carica per fare quel che ha fatto ieri: al termine di una frazione velocissima, animata da una bella fuga di Van Impe, nell'ultimo km Paolini ha provato un allungo da finisseur: ma la sua benzina è finita troppo presto e, in un fantastico contrappasso, Vinokourov ha dato la sua stoccata ai 500 metri, emergendo fortissimo dal gruppo e superando l'italiano a pochi passi dal traguardo. Per lui vittoria (secondo è Marzoli) e 20" d'abbuono, che gli permettono di riavvicinarsi in classifica (lo sloveno Brajkovic sempre primo). E oggi, nella A Fonsagrada-Alto de La Cobertoria, 207 km con 6 Gpm e arrivo in salita, si inventerà qualcos'altro?