L'osservatorio
Per puntare al tricolore l'opera è ancora a metà
Non lo è, per inciso, per il panorama del calcio italiano, con le nubi nere del Tar e delle corti internazionali a minacciare il regolare avvio di stagione. Strano, ma non più di tanto, che le scalmane della Juventus, dopo l'iniziale accettazione a capo chino di provvedimenti fin troppo teneri, si siano manifestate con l'avvento di Tonino Matarrese alla presidenza della Lega. Gli attacchi al commissario della Federcalcio, talvolta volgari e comunque sempre privi di stile, lasciano nell'aria la scia maleodorante di un tentativo di restaurazione: di antichi poteri, di incancreniti privilegi, forse assisteremo alla beatificazione dei Moggi, dei Giraudo, della fantastica accoppiata di designatori arbitrali. Nella speranza che nei prossimi giorni ulteriori giudizi allontanino gli incubi e magari consiglino alla Lega di occuparsi di cose più serie, per esempio la gestione dei nazionali. Ma rimane allarmante che Matarrese affermi: «Qui nessuno ha rubato», in presenza di ripetute azioni fraudolente: documentate e perfino, talvolta, confessate. Torniamo alle cose belle di casa nostra, l'arrivo a Roma di David Pizarro, primo cileno nella storia giallorossa, da sempre in cima alla lista delle preferenze (in relazione alle disponibilità, poco più che pizza e fichi) di Luciano Spalletti. Nella sua Udinese dei miracoli, Pizarro era stato metronomo puntuale, ma anche prezioso assistman, giocatore sorretto da sicuro talento e da impatto atletico superiore alla non devastante complessione fisica. Si conclude così una sorta di telenovela estiva contrassegnata da atteggiamenti che esprimevano tutto e subito dopo il contrario di tutto, una tiritera stucchevole illeggiadrita almeno dal lieto fine. L'arrivo dell'invocato regista di centrocampo, è spia di una volontà intuibile di mantenere Francesco Totti nel ruolo di finalizzatore della manovra offensiva, altro che ritrovato amore per Mido! Ma naturalmente neanche Spalletti è disposto a pensare che i magri ritagli di budget romanisti abbiano risolti i problemi di una squadra che si accinge a onorare il ruolo di seconda forza del campionato senza disporre di un organico minimamente paragonabile a quello sontuoso dell'Inter: a oggi l'unica favorita, che neanche la naturale propensione alla sventura di Moratti e Mancini sembra in grado di frenare ulteriormente, dopo quello scudetto fasullo incollato alle magliette. In realtà, la Roma non ha fatto, con l'arrivo di Pizarro, che un modesto salto di qualità, visto che il cileno sembra inevitabilmente destinato a togliere spazio al più promettente tra i giovani centrocampisti autarchici, cioè Alberto Aquilani. Con la Champions che incombe, una disponibilità maggiore in organico, però per un solo settore, mentre più modeste appaiono le alternative per una per altro solida difesa, e quasi nulle quelle per l'attacco, a meno che non produca miracoli il recupero di Vincenzino Montella. L'opera resta a metà, la società è forse ancora ai blocchi di partenza.