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Il cileno ci ripensa e accetta l'offerta «Siamo da scudetto»

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Finisce così il giallo più incredibile e intrigante di questo calciomercato. Il sogno di Spalletti si avvera, la rassegnazione dei tifosi si tramuta di colpo in entusiasmo. Il «no» di venerdì ai giallorossi, che Spalletti e Pradè avevano considerato e raccontato come definitivo, nella notte tra venerdì e ieri si è trasformato in un «sì». Questione di soldi, ovviamente. Nonostante la Roma dica il contrario e voglia far credere che le responsabilità di questo folle tira e molla siano tutte del giocatore. Nella decisione finale del cileno ci sarebbe anche lo zampino di Totti che venerdì pomeriggio lo ha contattato tramite il telefonino di Materazzi per convincerlo. Per carità, la chiamata del capitano c'è stata, ma non si è trattato del passo decisivo. Come non è mai stato rilevante il ruolo di Mancini nella trattativa: il tecnico nerazzurro aveva già dato l'ok alla cessione. Pizarro è tornato sui suoi passi quando ha avuto la certezza di poter guadagnare alla Roma una cifra molto vicina a quella che gli garantiva l'Inter. Ieri sera ha firmato un contratto fino al 2010 con ingaggio di 1,75 milioni di euro netti a stagione, più i premi. La prima proposta del club di Sensi, declinata da Pizarro, era diversa: giovedì era stato offerto al cileno un contratto da 1,6 milioni a stagione. Una telefonata nella notte tra il procuratore Hidalgo e la Roma ha sbloccato la situazione. «El Peq» arriva a Trigoria in comproprietà libera dall'Inter per 6,5 milioni di euro, pagabili in tre anni. Nell'accordo non è previsto alcun diritto di riscatto a favore della Roma ma la titolarità del cartellino spetta ai giallorossi. Tra un anno, quindi, le due società dovranno mettersi sedute a tavolino per decidere il futuro di Pizarro con tutti i rischi del caso. Non solo, Moratti ha ottenuto da Rosella Sensi la promessa di una prelazione sul futuro acquisto di De Rossi e/o Mancini. Un «gentlemen agreement» che sancisce una nuova allenaza tra Roma e Inter: l'idea dei due club è creare un'asse sulla falsariga di quello ormai decaduto tra Juventus e Milan. Ieri pomeriggio Pizarro è arrivato a Fiumicino da Palma di Maiorca, dov'era in ritiro con l'Inter. Ad attenderlo, Tonino Tempestilli. Cappellino da baseball, bermuda, t-shirt e scarpe bianche, ha firmato autografi salutando così i tifosi: «A 27 anni ho deciso di giocare di più: all'Inter avrei avuto meno spazio. Sono felice di ritrovare Spalletti e di poter giocare con Totti». Poi una Maserati, parcheggiata strategicamente al Terminal B delle partenze, lo ha condotto a Trigoria per firmare il contratto. Subito dopo la corsa verso Rieti dove la Roma stava giocando col Real SAragozza. Pizarro è arrivato a partita in corso, in tempo per la standing ovation degli ottomila del «Manlio Scopigno». Nel dopogara, Pizarro ha rilasciato la prima intervista da giallorosso, spiegando i motivi del suo ripensamento: «Non era facile lasciare una società come l'Inter. Mancini ha provato a trattenermi. Mi ha convinto la volontà della famiglia Sensi di portarmi qui. Se questa squadra mantiene lo spirito di gruppo dell'anno scorso può essere competitiva per lo scudetto. La Supercoppa? Spero di recuperare ed essere disponibile per sabato». Mister Spalletti è soddisfatto di riabbracciarlo dopo averlo avuto a Udine, ma di scudetto proprio non vuole parlare: «Non è giusto cambiare aspettative, per avvicinarci a Milan e Inter bisogna comprare diversi giocatori, e anche costosi. L'arrivo di Pizarro? Può darci una grossa mano, perché ha le caratteristiche che i nostri giocatori devono ancora maturare; ci completa una situazione. All'inizio ci aveva detto che non sarebbe venuto, poi ci ha telefonato scusandosi e dicendo che aveva cambiato idea. Ora è qui grazie al buon senso della società che ha messo i soldi per acquistarlo». Intanto il mercato della Roma continua. L'obiettivo numero uno è Semioli, ma il budget rimasto a disposizione della Roma, poco più di tre milioni, obbliga la società a tentare anche per lui la v

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