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di ALESSANDRO AUSTINI PIZARRO ha sbattuto la porta in faccia alla Roma.

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La scelta del capitano è una manna dal cielo per Donadoni. «Sono disponibile a giocare ancora in azzurro, vediamoci e parliamone» ha detto il capitano romanista al ct dell'Italia in una telefonata di ieri mattina. I due dovrebbero incontrarsi a Milano tra venerdì e sabato in occasione della Supercoppa. «Dopo il riposo seguito ai Mondiali ci ho pensato bene - ha aggiunto Totti - e sono disponibile a tornare in Nazionale, ma voglio recuperare completamente dall'infortunio alla caviglia». Donadoni è felice. La Roma e i suoi tifosi molto meno. Sfumato anche il sogno Pizarro, stasera a Rieti si annuncia una dura contestazione alla società. La decisione del cileno è stata presa dal giocatore su invito di Mancini. O meglio, questo hanno raccontato ieri il tecnico e i dirigenti della Roma e il procuratore Hidalgo. Ma che sotto traccia ci sia dell'altro è perlomeno un sospetto. Giovedì Inter e Roma hanno firmato l'accordo per la cessione in comproprietà a 6.5 milioni di euro. Per i nerazzurri, quindi, era tutto sistemato. I problemi sono iniziati nel momento in cui Pradè e la Mazzoleni si sono seduti al tavolo delle trattativa con Hidalgo. Una notte intera non è bastata per arrivare alla firma del giocatore. La prima offerta dei giallorossi, rifiutata da Pizarro, è stata di 1.6 milioni netti a stagione. A quel punto i dirigenti della Roma sono tornati nella capitale a mani vuote, convinti di poter ribaltare la situazione. Ed è stato forse questo l'errore più grande nella trattativa. Neanche l'estremo tentativo effettuato in mattinata dalla Roma, ovvero un sostanzioso ritocco in alto della proposta, ha cambiato le carte in tavola. Hidalgo, dopo aver parlato col giocatore a Milano, ha cancellato il suo volo per Roma e Pizarro si è imbarcato per Mallorca con i compagni dell'Inter. «Abbiamo offerto a Pizarro - ha spiegato Pradè - un quadriennale a 2 milioni di euro a stagione, più di quanto guadagna all'Inter ma Mancini ha convinto il giocatore a restare. Alla base della sua scelta ci sono motivi tecnici e familiari e non economici». Secondo la Roma, quindi, è stato il tecnico dell'Inter a bloccare tutto, garantendo a Pizarro un posto da titolare nella prossima stagione. Lo ha confermato anche Hidalgo. «La Roma ha fatto il massimo, era pronta ad accontentarci su tutto ma il giocatore, dopo aver parlato con Mancini, ha deciso così ed è giusto rispettare la sua scelta». E allora perché poche ore prima l'Inter lo aveva ceduto alla Roma? Possibile che Moratti non avesse interpellato prima Mancini? La risposta più logica è «no». Il tecnico dell'Inter il benestare alla cessione, seppur malvolentieri, l'aveva dato. I regali ricevuti in precedenza da Moratti (Grosso, Vieira, Crespo e Ibrahimovic) glielo imponevano. L'interpretazione più scontata è che qualcosa nella trattativa non ha funzionato. Nonostante le smentite di tutti i protagonisti, è difficile escludere con certezza che c'entrino i soldi. Un mistero insomma. La Roma, in ogni caso, si ritrova a mani vuote a dieci giorni dalla chiusura del mercato. La notizia del clamoroso dietrofront di Pizarro, che fino a due giorni fa inviava un messaggio dietro l'altro sul telefonino di Spalletti per alimentare la trattativa, l'ha data lo stesso tecnico toscano. «Per certi versi mi dispiace, per altri no perché se fosse venuto controvoglia si sarebbero create situazioni difficili da gestire e io non prego i giocatori di venire alla Roma. Pizarro non sa cosa si è perso... Non è una questione di soldi - ha ripetuto più volte Spalletti - la società ha fatto tutto il possibile per portarlo a Roma». Se il mercato giallorosso avessero una logica, ora l'obiettivo dovrebbe essere Diarra. Ma ieri Spalletti ha di fatto bocciato il suo acquisto. «Pizarro poteva farci fare il salto di qualità. Ora dovremo rivedere le nostre strategie. A centrocampo ho giocatori che possono crescere come De Rossi e Aquilani e posso sempr

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