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Partecipazione guadagnata con bravura dal Presidente Maifredi che è riuscito a farsi consegnare dalla Fiba una delle wild card d'invito dopo che l'ultimo Europeo aveva escluso la squadra di Recalcati dalla manifestazione. Lì s'era consumata la chiusura di un ciclo, fatto di successi e culminato con la qualificazione alle Olimpiadi di Atene. Ora in Giappone se ne apre un altro. «Si — dice Recalcati — anche se il passaggio sarà graduale. Si affaccia, da protagonista, la nuova generazione. Ma qualcuno di loro aveva già partecipato da protagonista agli ultimi successi. E i più anziani, come Basile e Marconato, saranno un po' delle balie dei più giovani». Le indicazioni emerse dalla preparazione parlano di una squadra sbarazzina, poco avvezza alle mezze misure. Tanto da far imbufalire Recalcati per qualche passaggio a vuoto e poi di confortarlo con ottime prove come quelle messe in mostra in Germania. «Abbiamo un obiettivo minimo che è molto chiaro, quello di superare il primo turno. Poi dopo, in una partita secca, può accadere di tutto. A quel punto non dovremmo più fare nessun calcolo ma giocare a mente sgombra». Non sarà facilissimo perché il girone D, quello dove sono inseriti gli azzurri, appare, al di là della presenza dei favoritissimi Usa, molto equilibrato. «In un Torneo come questo sono tanti i fattori che incidono. Dovremo capire come i più giovani reagiranno all'impatto con una manifestazione come il Mondiale e quanto potrà influire la stanchezza dopo una stagione che, per tanti dei ragazzi, è stata lunga e faticosa». Gli alti e bassi incontrati nella fase di preparazione in Europa non spaventano Recalcati. «Dirò una cosa scontata ma per me,a questo punto, non c'è nessuna sorpresa. Ci sono stati momenti diversi nella nostra crescita individuale e di squadra. Abbiamo perso alcuni incontri per diversi motivi, fra cui quello che non abbiamo voluto fare amichevoli con squadre, e lo dico con tutto il rispetto possibile, come Qatar e Libano che hanno partecipato al Torneo di Istanbul. Abbiamo voluto correre dei rischi con giovani giocatori quest'anno e ci siamo assunti le responsabilità fino in fondo giocando contro squadre forti con giocatori forti. Molti degli azzurri quegli avversari li avevano visti solo in televisione, ora li hanno affrontati e valutati». E nelle sfide decisive contro Cina, Slovenia, Senegal e Portorico s'innesterà il cammeo del confronto contro gli Usa. Non sono più un Dream Team, ma tutti i componenti sono stelle della Nba, guidate in panchina da un santone del basket NCAA come Mike Kryzewsky. «Ai giocatori degli Usa basterà essere se stessi per vincere. Aver scelto Mike D'Antoni come assistente vuol dire voler conoscere, e quindi rispettare, gli avversari. Hanno avuto due batoste all'ultimo Mondiale e alle Olimpiadi e forse gli è bastato». Il giorno dell'esordio si avvicina. «Abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare. Nel nostro programma abbiamo voluto le due sfide in Corea per acclimatarci al massimo. Non abbiamo la vittoria finale nel mirino ma questa esperienza sarà essenziale nella crescita del gruppo. Vogliamo fare bene ed uscire sempre dal parquet sempre a testa alta, sapendo di aver fatto il massimo. Ora il tempo delle parole è alle spalle e comincia quello dei fatti. I ragazzi avranno una grande occasione, senza troppa pressione sulle spalle. Volgiamo dare il massimo per fare bene».

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