Bissato il trionfo di Atene 2004 «Rivincere è ancora più bello»
È questo Stefano Baldini, l'azzurro capace di vincere contro tutto e contro tutti in una maratona difficilissima che ha saputo interpretare con il solite acume tattico. Il suo titolo europeo è frutto di una serietà e soprattutto di una continuità che pochi altri atleti possono vantare. Il suo cantare l'inno di Mameli a squarciagola sul gradino più alto del podio dello stadio Ullevi di Goteborg è un'immagine memorabile che fa bene allo sport italiano. Non sempre essere favoriti significa vincere l'oro e lo sa bene Stefano che lo scorso anno ai mondiali di Helsinki dovette alzare bandiera bianca a causa dei crampi. Anche stavolta l'azzurro aveva gli occhi puntati addosso ed ha saputo gestire nella migliore maniera la tensione che lo accompagna da quando ha castigato il mondo intero sulle strade di Atene. Fin dall'avvio gli spagnoli hanno tentato di rendergli dura la vita impostando un ritmo sostenuto in una gara resa difficile dal tracciato nervoso e dalla pioggia battente. Ma Baldini ha saputo interpretare al meglio la 42 km svedese demolendo sul piano strategico il suo rivale più accreditato, lo spagnolo Julio Rey che dopo il tempo di Amburgo (era sceso a 2h06.52 proprio nel giorno nel quale Baldini a Londra aveva realizzato il primato italiano di 2h07.22) era diventato certamente l'uomo da battere. L'azzurro ha sempre controllato la testa della corsa anche quando il portoghese Novo e lo svizzero Rothlin, poco prima del passaggio di metà gara, provavano a piazzare l'azione di selezione. L'esperienza di Monaco di quattro anni fa, quando il finlandese Holmen venne colpevolmente lasciato andare dal gruppo, ha insegnato che non bisogna sottovalutare nessuno. Quando al 24esimo km Rey ha preso l'iniziativa, Baldini lo ha seguito fino a quando, dopo un'ora e mezza di gara ha sferrato il primo attacco. Tenevano il suo ritmo Rey, Ingargiola, il portoghese Ornelas e Rothlin. Lo spagnolo provava l'azione ma era un fuoco di paglia e Baldini se ne accorgeva, tanto che dopo una decina di minuti dava la sua seconda accelerata alla quale stavolta era il solo Rothlin a tenere il suo ritmo. Rey era costretto ad alzare bandiera bianca, mentre per liberarsi dell'elvetico è stato necessario l'attacco del 40esimo km che ha proiettato Baldini solitario verso la vittoria europea in 2h 11'32" davanti a Rothlin a 28 secondi, terzo Rey a 1:05, mentre Ingargiola, alla sua miglior gara in carriera, finiva quinto in 2h13'04". Bene anche Danilo Goffi, 11esimo in 2h14'45" e così l'Italia ha potuto portare a casa anche la Coppa Europa a squadre così come aveva fatto sabato con quella femminile. «Dopo otto anni torno sul gradino più alto del podio europeo di maratona - ha detto Baldini - l'anno scorso non ero al meglio, mi erano pesate soprattutto le fatiche extragonistiche susseguenti il trionfo di Atene. Nel 2006 invece ho potuto lavorare bene e in tranquillità, mi sono ricostruito con calma tanto da arrivare qui carico come una molla. Vincere è bello ma devo dire che rivincere è ancor più bello, dopo tanti successi passati. Questa vittoria me la godo quanto e più di quella di Atene perché so cosa c'è dietro, perché significa aver fatto le cose per bene, era un successo necessario per me e ancor più per la Nazionale. Sentivo prima della partenza la responsabilità pesare sulle mie spalle ma me le sono prese volentieri. Mi conosco e so che quando si parte la tensione svanisce e si pensa solo a correre. Dedico questa vittoria alla squadra - ha concluso il campione olimpico di Atene '04 - al presidente Arese, a tutto il gruppo che ne aveva bisogno, è stata una giornata perfetta. Ora voglio andare avanti, vivere gara dopo gara perché a 35 anni non si possono fare grandi programmi per il futuro. Vorrei arrivare a Pechino e la strada mi pare quella giusta assieme al mio tecnico Luciano Gigliotti». Gigliotti è l'uomo che da 20 anni piazza un atleta sul gradino più alto del podio europeo: nel 1986 e 1990 Bordin nella maratona, nel 1994 Lambruscini nei 3000 siepi, nel 1998 Baldini nella maratona,