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L'osservatorio

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Il nuovo calcio che avanza e i miracoli di S. Francesco

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Questo sì che è realmente il momento magico del calcio italiano: a cominciare, naturalmente, dal referendum popolare per la riabilitazione di Luciano Moggi, iniziativa che ha fatto schiattare d'invidia Bernardo Provenzano e ha offerto una misura del rigore morale di questo Paese. Non finisce di sorprendere, invece, l'assoluta incapacità dei padroni del calcio di gestire gli interessi propri e quelli dell'intero movimento, fino a tornare indietro di ventiquattro anni per riproporre Tonino Matarrese. Un simpatico personaggio, divertente, ma quando si invocano i rinnovamenti e i cambi di indirizzo una scelta del genere è avvilente, se non peggio. Da anni è opinione comune che la Lega debba trovare un manager professionista, ben pagato e a tempo pieno, come ogni grande industria che si rispetti, invece i presidenti di club perdono il loro tempo ad azzannarsi: e sono gli stessi che avevano votato Galliani alla faccia dei conflitti di interesse. Ma c'è di peggio, la fiera opposizione a Matarrese essendo stata condotta in prima persona da Massimo Cellino, la cui attendibilità è storicamente documentata dal record mondiale di allenatori licenziati in pochi giorni: tutti a bilancio in uscita, glorioso esempio di sensibilità amministrativa. Guido Rossi, che ha promesso pulizia e soprattutto facce e regole nuove, comincia a chiedersi dove sia capitato. E qualche domanda se la porrà anche Gigi Agnolin, che quattordici anni fa Matarrese aveva cinicamente fatto fuori a beneficio di Lanese (ma sì!) e che qualche tipo di contatto con il nuovo capo della Lega dovrà pure averlo, dopo un dialogo allora interrotto e mai più ripreso. Ma intanto si torna a giocare e la politica sportiva passa in secondo piano, per i tifosi tutti intenti a rivolgere interrogativi, a se stessi e alle rispettive società. Con l'eccezione, naturalmente, dei pazienti fans dell'Inter, che si trovano nella felice condizione di un bambino con la stanza piena di giocattoli uno più bello dell'altro, senza sentirsi avvilito dall'esigenza di non poterli sfruttare tutti contemporaneamente. Dopo la penalizzazione del Milan, rimasto nell'Europa importante per gentile concessione delle sentenze di appello, si era parlato di un campionato con l'Inter grande favorita e la Roma prima rivale: più un atto di fede per le bellissime cose espresse nella stagione scorsa che per fredda valutazione tecnica. In effetti il duello, che partirà verso fine mese con la Supercoppa, si annuncia appassionante, soprattutto per l'equilibrio dei valori in campo, basta un'occhiata ai rispettivi organici per averne testimonianza. Preso al volo anche Ibrahimovic, tanto per farsi mancare nulla, Mancini ha a disposizione in attacco, oltre al croato di Svezia, Adriano, Cruz, Recoba e per il momento Oba Oba Martins, che tutti cercano in Europa (ma nessuno a Roma). In giallorosso, Montella fragile come cristallo, il Mido già visto che potrà soltanto migliorare, facile capire perché, il pacco dono Nonda, un paio di ragazzini della Primavera. Al solito, dovrà provvedere per tutti san Francesco.

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