Migliorato Madrid 2004 Conquistati 5 ori
L'Italia saluta Budapest e i Campionati Europei ma non si risparmia il finale col botto, imponendosi ancora una volta, per l'ultima volta, con quattro medaglie che sono il frutto di due doppiette. Gli azzurri colorano il podio dei 200 farfalla e dei 400 misti, arrendendosi al talento inarrivabile di due stelle di prima grandezza: Ottilia Jedrzejczak e Laszlo Cseh. La lunga polacca, ufficialmente anche oltre i 186 cm della nostra Filippi, è più di una rivale temibile per Francesca Segat e Chiara Giacchetti, impegnate a contrastarla nella finale dei 200 farfalla. Le semifinali e il riscaldamento del mattino lasciavano sensazioni positive alle nostre ragazze, convinte di valere una medaglia e, soprattutto, un crono sotto i 2'09. Alla resa dei conti sono quasi tutte conferme. Sì, perché la Jedrzejczak vince l'oro, la Segat e la Giacchetti di medaglie ne valgono due, rispettivamente argento e bronzo, e per un'inezia non scendono entrambe sotto i 2'09. La gioia sul podio è incontenibile per le nostre piccole atlete, almeno al fianco della polacca, divenute grandissime in quei 200 metri nuotati con classe e cattiveria. Per Francesca è la prima medaglia importante: «Oggi sono contenta per tutto, per la medaglia, per il tempo e per essere salita sul podio insieme a Chiara. Abbiamo fatto il massimo anche perché la polacca in queste condizioni non si prende». Se c'è una cosa che abbiamo imparato in questi Europei, è stata quella di non adagiarsi sugli allori. Non ne avremmo vinti 22, 15 solo dal nuoto, uno in più di Madrid dove eravamo stati fantastici. È così che la storia continua, da una doppietta ad un'altra. Neanche il tempo di riprendersi che dalla camera di chiamata si scorgono le cuffie argentate di Luca Marin e Alessio Boggiatto, defilato, concentrato, quasi teso, c'è anche Laszlo Cseh. Non serve altro per capire che i 400 misti sono alle porte e che i nostri possono dire la loro. Marin ha impressionato nelle semifinali per la tenuta e per la capacità di gestire le forze, Boggiatto è vice campione dei 200 e anche la distanza doppia è nelle sue corde. Parte la gara e basta una vasca per avere conferma dei timori della vigilia. Si dice che Cseh voglia oro e record del mondo e Laszlo fatica a nascondere entrambi gli obiettivi. Fa gara a sé, mai insidiato dagli azzurri, spinge e forse strappa. L'oro è suo ma non il record di Phelps. Marin chiude secondo in 4'14.15, terzo Boggiatto in 4'16.34. Altra doppietta ma meno sorrisi, soprattutto per Luca: «La medaglia fa sicuramente felici ma per un nuotatore anche il crono è importante ed io speravo di limare un paio di secondi rispetto alla mattina. Purtroppo non è successo». Alessia Filippi fa il record italiano nei 400 sl che incoronano Laure Manaudou regina di Budapest, ma non va oltre il quarto posto. Il quinto posto della Panara nei 50 rana e il sesto della Chiuso nei 50 sl, rientrano in ciò che poteva essere ma non è stato. Discorso simile si può fare per le nostre staffette miste, entrambe squalificate in mattinata, ma se il cambio sbagliato che ha condannato le ragazze è più che riscontrabile, l'irregolarità di Terrin nella frazione rana lascia quantomeno perplessi. Un piede non allineato scambiato per una gambata di troppo ci priva di un altro oro, perché per quello correvamo. Ennesimo errore che ci condanna ma che non può, in nessun modo, rovinarci la festa. Le luci si abbassano sull'Alfred Hajos ma ci restano negli occhi i successi, sulla schiena i brividi e nel cuore le emozioni, che i nostri ragazzi ci hanno regalato. Dal primo oro di Alessia, all'ennesimo oro di Filippo, dallo sguardo incredulo di Terrin, allo strapotere delle nostre staffette, salutiamo Budapest e ringraziamo, per le tante emozioni che terremo riposte negli occhi e nel cuore.