La sfida di Howe «Voglio l'Europeo»
Salire dove nessun atleta azzurro è arrivato, cioè sul gradino più alto del podio europeo del salto in lungo. La fantastica progressione del carismatico 21enne saltatore reatino ha lasciato il segno perché erano tre anni che un atleta europeo non atterrava così lontano ma soprattutto era dal lontano 1987 che il record italiano di Giovanni Evangelisti (8.43) godeva di sogni tranquilli. Fino a quando quell'8.41 ottenuto allo Stadio Olimpico di Roma non lo ha fatto tremare consegnando alla storia uno dei talenti più cristallini dell'atletica italiana. Ora è tempo di confermare la leadership continentale e per Howe sta per arrivare il momento tanto atteso (lunedì prossimo le qualificazioni e martedì la finale). Lo abbiamo raggiunto a Vigna di Valle, il suo quartier generale e quello dell'Aeronautica che con lui ha iniziato davvero a far «volare» lo sport. Come procede l'ultimo periodo di preparazione? «Direi bene, sono tornato domenica scorsa dal raduno di Brunico. È stato uno stage fondamentale dal quale ho riportato buone sensazioni. Mi sento sicuro e soprattutto credo di essere migliorato nella forza, aspetto fondamentale per atterrare lontano». Questa volta parte da favorito. È una vigilia diversa rispetto ad altre manifestazioni internazionali alle quali ha partecipato? «Direi di no, anche se è chiaro che sento una certa tensione. Quello che conta è soprattutto cosa succederà nella pedana di Goteborg, le graduatorie lasciano il tempo che trovano. Ogni gara ha una storia a sé e bisogna dimostrare in quel momento di essere il migliore. Comunque mi fa piacere che venga considerato uno dei pretendenti all'oro ma. Ripeto l'importante è essere al posto giusto al momento giusto». Ha rinunciato a due titoli italiani, quello assoluto e quello under 23 per prepararsi al meglio per gli europei. Non le pesa questa scelta? «Indossare la maglia tricolore fa sempre piacere. Tra l'altro la rassegna nazionale giovanile si è svolta a Rieti e quindi mi avrebbe fatto molto piacere gareggiare davanti al mio pubblico. Ma nella vita bisogna fare delle scelte seguendo delle priorità. Con mamma Renée abbiamo deciso di puntare direttamente alla rassegna continentale e dunque era necessario affrontare un periodo di carico prima dell'appuntamento più importante dell'anno». Al Golden Gala ha esultato ma non troppo, quasi fosse un po' deluso. «Quando sono uscito dalla buca ho capito che si trattava di un grande salto. Sinceramente un pensierino al record italiano l'ho fatto ma in fondo è andata bene anche così. Sono convinto che posso farlo e prima o poi succederà. Il pubblico romano è stato eccezionale, mi ha accolto come se fossi un calciatore con dei cori che mi hanno fatto venire i brividi. E' l'atmosfera ideale per farmi esprimere al meglio». A proposito di calcio, durante lo stage di allenamento in altura ha incontrato i calciatori dell'Inter. Com'è andata? «È stata una esperienza indimenticabile, sono dei veri professionisti. Credo che a volte faccia bene confrontarsi anche con realtà diverse. Non sono un integralista dell'atletica. Mi piace il calcio e amo il basket. Ho conosciuto il tecnico Mancini, è una persona disponibile come del resto tutti i giocatori. Si tratta di un gruppo molto affiatato, è la mia seconda squadra perché devo confessare che sono un tifoso della Lazio». C'è qualche avversario che teme in maniera particolare? «Direi che in prima linea vedo il greco Loúis Tsátoumas che vanta un primato personale di 8.34 anche se quest'anno non è andato oltre la misura di 8.17. C'è poi il britannico Greg Rutherford che invece proprio nel 2006 ha ottenuto il suo primato di 8.26. Per il resto credo che siano più o meno tutti pericolosi quelli che comunque saltano con regolarità sopra gli 8 metri» Quest'anno ha sempre migliorato la sua misura. Cosa succederà a Goteborg? «Non conosco la pedana svedese e dunque non posso fare dei pronostici. Di certo mi impegnerò al massimo per migliorarmi ancora anche se è chiaro che l'obiettivo è vincere il titolo europeo, con qualsiasi misura. Se p