Ciclismo
Da una parte un movimento che comunque continua a proporre le sue sfide, dall'altra le grandi manovre dei dirigenti per trovare una via d'uscita dopo i recenti scandali di doping. Iniziamo dalle corse: in attesa del Giro del Lazio che si disputerà domani, sono iniziate dal GP di Camaiore le classiche italiane (un tempo chiamate «premondiali», quando la rassegna iridata era a fine agosto, ma la definizione ha resistito allo spostamento del Mondiale a ottobre). E nella gara toscana, svoltasi davanti alla consueta grande cornice di pubblico, ha vinto Luca Paolini, al terzo successo stagionale, ottenuto dopo una fuga a due col russo Pidgornyy, battuto nello sprint ristretto. Paolini è così il primo nome a entrare nel taccuino del ct Ballerini in vista del Mondiale di Salisburgo. In Germania, al Deutschland-Tour (corsa Pro Tour) registriamo invece una beffarda sconfitta, con Rebellin battuto in una volata a tre dal tedesco Voigt, già vincitore di tappa al Tour: i due, in compagnia del kazako Kashechkin, si erano avvantaggiati sull'ultima asperità di giornata. Leader della classifica sempre il russo Gusev, che ha conquistato la maglia nel cronoprologo di martedì. E veniamo alle scrivanie: la Federciclismo sta vivendo giornate di grande attivismo. Intanto giunge a conclusione il caso che al Giro aveva opposto Simoni a Basso, nella penultima tappa: Gibo aveva accusato Ivan di avergli chiesto soldi per farlo vincere all'Aprica. Deferito, il trentino è stato ora condannato ad un'ammenda di 3000 euro (un po' poco, se si pensa al danno di immagine causato a Basso), e dovrà tenersi a disposizione per 5 giornate di promozione del ciclismo presso i giovani. Più importante il versante internazionale, con l'Unione Ciclistica che ha finalmente inviato in Italia la documentazione relativa all'Operación Puerto: ora finalmente potremo (forse) sapere perché Basso, in assenza di emanazioni ufficiali, è stato escluso dal Tour.