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Moggi: non mi faranno fuori dal calcio

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Il giorno dopo la sentenza di appello che gli ha confermato la squalifica di 5 anni, l'ex dirigente torna a parlare per difendere se stesso e la Juventus. Il tono è lo stesso di qualche mese fa, quando era ancora l'indiscusso re del calciomercato. La cadenza, invece, è più lenta. «Perché non voglio contestare niente, solo dire quello che non ho fatto», dice a quelli che nelle sue intenzioni dovevano essere solo pochi «amici giornalisti» e che invece sono una folla di cronisti. Parla per quasi un'ora, Big Luciano, nello stesso albergo che negli ultimi anni ha ospitato il ritiro della Juventus. Per dimostrare la sua innocenza recita a memoria tutte le volte in cui i bianconeri sono stati danneggiati: «Basta paragonare i rigori che ci hanno assegnato nelle ultime stagioni con quelli fischiati per le squadre che stavano insieme a noi ai primi posti della classifica oppure analizzare le ammonizioni». Le tanto contestate cene con i designatori arbitrali, del resto, per Lucianone non erano altro che «incontri fra amici che si conoscevano da più di 30 anni in cui nessuno ha mai chiesto niente a nessuno». Altro che amicizia con De Santis, dunque, altro che intimidazioni nei confronti di Paparesta. Che infatti, è la stoccata di Moggi: «Quando aveva bisogno di qualcosa si rivolgeva ai suoi potenti amici Galliani e Berlusconi attraverso il sottosegretario Gianni Letta». Il resto sono solo fantasie, mentre nessuno gli ha ancora spiegato, ad esempio, perché in una intervista di sette o otto mesi fa l'allenatore dell' Inter, Mancini, disse che avrei risposto di certe faccende nelle sedi opportune. «Mi chiedo se non sapesse già tutto. La verità, comunque, prima o poi verrà a galla e tutto quello che è stato detto e fatto verrà smontato. La Juventus non ha niente da farsi perdonare. La difenderò in tutte le sedi opportune. È ancora da vedere se riusciranno a togliere Moggi dal mondo del calcio — minaccia — anche se adesso torno al mare perchè devo ancora riflettere bene».

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