Lega, si rischia un altro commissario
E ieri i 41 rappresentanti dei club di serie A e B hanno santificato l'assemblea elettiva con due «distratte» e poco convinte chiamate alle urne e altrettanti scrutini senza un vincitore. Se ne parlerà l'8 agosto. D'altra parte non c'era un vero e proprio candidato né un programma: la carica da ricoprire era quella di presidente pro-tempore per un periodo di un mese e mezzo al massimo in attesa di poter nominare un «vero» presidente della confindustria del calcio secondo i dettami del nuovo regolamento che lo vuole «esterno» al mondo dei club. Con la testa rivolta a tutt'altro, divisi tra le lamentele per le stangate e la necessità di preparare ricorsi alla Camera di Conciliazione del Coni e al Tar gli uni, e i rimpianti per quello che poteva essere e non è stato gli altri, i presidenti non hanno trovato di meglio che bruciare sull'altare dei loro contrasti il nome eccellente di Moratti nel corso di una giornata «vecchia maniera». In serata la situazione era la seguente: l'assemblea è aperta ma aggiornata e il tecnicismo «tura» l'urgenza. Nel frattempo si cercherà di appianare le divergenze che non sono tra la scelta di Moratti e di un altro a fare da traghettatore, ma di metodo. Secondo molte società sarebbe stato più opportuno approvare prima in assemblea la riforma del regolamento la cui bozza, elaborata da un comitato del quale fanno parte tra gli altri Garrone, Riccardi e Rosella Sensi, è già stata approvvata. L'iniziativa di Zamparini di convocare ieri una riunione informale e di candidare Moratti, viene presa male, come una sorta di forzatura. Del resto, lo stesso Zamparini, stando a quando riferisce Garrone in una conferenza stampa al termine della giornata, «in quattro giorni ha officiato sette diversi presidenti, proposto comitati che non sono possibili a termini del vigente regolamento e detto cose deflagranti come asserire che il Consiglio di Lega fosse delegittimato». Un'ipotesi che, di conseguenza, metteva in discussione anche la nomina, effettuata dallo stesso consiglio, di Cellino che se ne risente. E in fondo, anche se nessuno lo confessa apertamente, si temeva che l'elezione di una personalità forte come Moratti potesse consentire di prendere tempo sull'approvazione del regolamento e quindi, sulla elezione di un presidente e di un manager esterno. Insomma con un presidente come Moratti - è la teoria dei contrari - si rischiava di andare alle calende greche col regolamento. Da parte sua il patron dell'Inter si è detto non disponibile al suo arrivo in via Rosellini. È turbato dalle prime reazioni di alcuni suoi colleghi che non ha particolarmente gradito. «Invece - racconta ancora Garrone - un presidente ha preso il microfono in assemblea e lo ha candidato». Prende 22 voti contro gli 8 di Rosella Sensi (che non è candidata), 11 vanno dispersi tra bianche e nulle. Al secondo scrutinio Moratti scende a 10 voti, la Sensi sale a 9, Matarrese 5 e due pure per l'ex presidente della Federcalcio Franco Carraro. Moratti a quel punto si ritira e la gran parte dei presidenti abbandona l'assemblea. Si rivedranno l'8 agosto e, nel frattempo, per dirla come l'ha spiegata Garrone, «avranno il tempo di valutare meglio la bozza di nuovo regolamento che peraltro ha trovato ampia condivisione nei principi fondamentali».