di MARCO GRASSI OTTO TOUR de France consecutivi.
Uno di questi buoni interpreti è Floyd Landis, che è in realtà un apocrifo vivente, visto che da gregario di Lance, venne ai ferri corti col suo stesso capitano («Armstrong pensa solo a se stesso», e se ne andò sbattendo la porta), e già questo dovrebbe rendercelo simpatico; quindi Floyd, un fuoriuscito dalla covata malefica dell'Alien di Austin (sempre Lance), è riuscito a instradarsi in una congiunzione astrale che si potrà verificare di nuovo nel 3017, quando il ciclismo non ci sarà più e la Terra chissà. A 31 anni, con un'anca martoriata, senza disporre di una squadra decente, trovatosi a 10' di ritardo a 4 giorni dalla fine, Landis è riuscito a ribaltare ogni fattore negativo, e a vincere; l'ha fatto, però (va detto) in un Tour disegnato male, più facile di tanti altri, e soprattutto senza lo straccio di un rivale serio. E sì, perché il lavorone gliel'hanno fatto alla vigilia, sbarazzandogli la visuale dalle ingombranti presenze di Basso, Ullrich, Mancebo, Vinokourov, mentre Valverde ci ha pensato da sé, si è rotto la clavicola alla terza tappa e ha salutato. Un Tour strano. Di un film si dice: se non ha attori famosi, abbia almeno una trama avvincente. Stavolta per essere avvinti abbiamo dovuto aspettare la seconda parte del secondo tempo: fin lì, noia da polpettone (avvelenato). Poi, tra una fuga bidone (Pereiro, a cui hanno lasciato mezz'ora di margine che lo spagnolo si è giocato come ha potuto, ottenendo alla fine il secondo posto generale), una situazione in cui tutti i favoriti si guardavano senza attaccarsi, e una crisi terribile (Landis a La Toussuire), è emerso il colpo di genio che Floyd ha avuto nella tappa di Morzine, quando è partito in fuga sulla prima di 5 salite alpine e poi, fidando nell'insipienza delle squadre rivali (Csc di Sastre su tutti, ma anche T-Mobile di Klöden, Rabobank di Menchov, Davitamon di Evans), ha accumulato un vantaggio-monstre che l'ha riproiettato al vertice, permettendogli di avere buon gioco nella crono di sabato. Bravo lui, quindi, ma somari gli altri. E ieri, dopo l'ultima tappa (ha vinto Hushovd in volata su McEwen e O'Grady), l'occhio andava al podio, ma la mente volava su Basso, che, stando alle ultime, sarebbe quasi scagionato dalle accuse che ne hanno impedito la partecipazione a un Tour che avrebbe stravinto. Ivan rientrerà tra qualche giorno al Giro di Danimarca. Vorrà spaccare il mondo: lo biasimiamo?