di MARCO GRASSI CHE FACCIAMO, la mettiamo la parola fine su questo Tour? È presumibile ...
Non si è mai visto (forse all'inizio del secolo scorso? Ma non ci sono comunque testimoni viventi) che l'ultima frazione, quella della passerella, si trasformasse in un rodeo, e se non c'è una cronometro nel giorno finale, il risultato acquisito resta quello del sabato. Ecco, la cronometro, quella del sabato. 57 km senza un metro uguale all'altro, da Le Creusot a Montceau-les-Mines. L'incertezza della vigilia era solo di facciata, data dal fatto di tre corridori ai primi tre posti della classifica raccolti in 30", un'inezia, distacchi buoni per la prima settimana di gara, non certo per la penultima mattina.Ma la composizione del terzetto di testa non lasciava, sul campo, spazio a sorprese: se prendi un Pereiro in maglia gialla, miracolato da una fuga bidone in cui ha guadagnato mezz'ora e capace di portare all'incasso la miseria di 12" su Sastre e 30" su Landis, non puoi sperare che quello faccia chissacché. Se prendi un Sastre che qualche volta ha imbroccato delle belle crono, ma che stavolta andava coniugato col prefisso Di (Di-Sastre), capirai subito che lo spagnolo-bis dovrà rimandare ancora l'appuntamento col risultato importante.Se prendi un Landis col colpo in canna, reduce dalla memorabile impresa di Morzine, intuirai dopo due pedalate che nella crono staccherà i due derelitti che lo precedono, e che andrà a gloriarsi della vittoria al Tour de France, alla bella età di 31 anni. E infatti, Floyd Landis questo ha fatto: ha vinto il Tour. Non è partito al massimo, forse perché non voleva rischiare di andare fuori giri, e al primo intertempo, dopo 16 km, aveva guadagnato su Pereiro appena 10". Ma gli statistici del ciclismo non hanno nemmeno fatto in tempo a sincronizzare cronometri e calamai, per capire quanto la maglia gialla avrebbe potuto perdere ancora, quanto al chilometro, quanto fino alla fine, perché Landis ha riportato subito dalla sua parte la bilancia. E mentre Pereiro si disuniva, preda di quella conosciutissima ansia che pervade chiunque sia vicino a un traguardo che sa che gli può sfuggire, Landis trovava una cadenza regolare, letale per i suoi diretti concorrenti, e che lo metteva al riparo da sorprese e da debiti d'ossigeno. Non una prova perfetta in assoluto, quella di Floyd: perché, se vogliamo, Honchar, con una media vicina ai 50 e mezzo, gli ha rifilato 1'11", conquistando la seconda crono su due in questo Tour; e pure Klöden ha preceduto l'americano, 30" per lui, giusto per avere la soddisfazione di averlo preceduto. Landis terzo di giornata, quindi, prestazione ottima per la bisogna, visto che si è lasciato dietro quelli che gli serviva lasciarsi dietro: Pereiro a 1'29", Di-Sastre a 3'31". 3'31" che, sommati ai 30" di Klöden, equivalgono al capitombolo giù dal podio, in favore proprio del tedesco che si issa sul terzo gradino (e Di-Sastre è quarto). In classifica Evans è quinto (ottavo a crono), e Menchov sesto (17esimo ieri, ancora deludentissimo). Primo italiano, Cunego dodicesimo, nonché maglia bianca di miglior giovane. E qui possiamo regalarci qualche riga celebrativa: prima della crono, Damiano aveva 5" di vantaggio sull'avversario diretto Fothen, universalmente riconosciuto come superiore contro il tempo rispetto al veronese. Ebbene, il Piccolo Principe ha offerto una prestazione super, facendo meglio del tedesco, chiudendo decimo di tappa e risalendo fino al 12esimo in classifica. Era venuto al Tour, Cunego, per fare esperienza: chiude con la maglia bianca, un discreto piazzamento e un'ottima riuscita sulle Alpi. Aspettiamolo per le conferme, il Tour ora sa che su Damiano può contare.