Fabio Caressa telecronista Sky, testimonial delle emozioni vissute al Mondiale
«Il mio segreto: mai dire aria condizionata»Solo così è riuscito a tenere la voce integra. «Ilaria D'Amico? Che sorpresa scoprirla laziale»
«Totti, Totti, Totti...» ripetuto dieci volte come un disco incantato; «Kannnavaro!», col k e tre n; «Siamo ancora vivi» dopo la rete del pareggio di Materazzi in finale. Per non parlare poi dei riti portafortuna come vestirsi sempre alla stessa maniera in occasione della partita dell'Italia e la frase finalino di gara: «Prepariamo le valigie, si va...». Caressa, in tutto questo è riuscito a convolgere anche il «freddo» Bergomi? «Ebbene sì. Anche lui, il mio capitano, che prima e durante le gare mi calmava, l'ho visto teso in occasione della semifinale e della finale per poi esplodere di gioia. Per quanto riguarda le valigie la frase è nata dal fatto che le facevamo sul serio perché ci spostavamo in auto». Il quattro volte Campioni del mondo l'ha detto per tradizione? «Era giusto ricordare i miei predecessori. Pensavo lo dicesse anche Civoli, ma lui ha scelto un'altra strada. Tuttavia dopo il canonico tributo mi sono lasciato andare in un "abbracciamoci forte e vogliamoci tutti più bene perché oggi è più bello essere italiani" che la dice lunga sul mio stato emotivo». La voce per fortuna ha retto fino alla fine... «Per poi abbandonarmi per tre giorni a Mondiale concluso. Il segreto? Non ho mai acceso l'aria condizionata. Ho sudato tanto, ma senza climatizzatore. Così mi sono salvato». Le radio italiane trasmettono spesso gli spezzoni delle sue telecronache, diventate il vero tormentone dell'estate, ancor più del solito disco tutto rime e ritmo. Tuttavia ci sono alcuni tifosi romanisti che ce l'hanno con lei, perché? Eppure lei è romano e romanista... «Per un Milan-Roma successivo al famoso derby dell'Olimpico sospeso. Nel secondo tempo dal settore dei giallorossi alcuni teppisti cominciarono a lanciare in campo petardi e praticamente non si giocò più. Un peccato perché fu proprio la Roma a essere danneggiata. E io lasciandomi andare all'emozione dissi in modo diretto che li dovevano cacciare. In verità non sapevo che fuori dallo stadio prima della partita c'erano stati degli scontri. Comunque fu una radio romana che montando la mia telecronaca da autentici bastardi fece ascoltare delle frasi qua e là accorpate, tagliando alcune parti del discorso. Morale della favola: usciva fuori che io mi vergognavo di essere romano. Nulla di più falso». Gli spalti al Mondiale... «Correttissimi. Mai tifo contro e cori razzisti. Si cantava più il Mameli che il Po-po-po». Di Ilaria D'Amico che dire? «Che è bona. Bella e brava. Affascinante è l'aggettivo giusto. Certo tutto mi sarei aspettato meno che fosse della Lazio... La facevo più juventina».