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L'addio amaro

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Si stacca da Roma un altro «pezzo» dello scudetto

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I suoi fan più accaniti gli hanno dedicato un sito internet con lo stesso nome. Da ieri sarà difficile gridarlo senza un pizzico di malinconia perché il mediano dal cuore d'oro ha detto ufficialmente addio alla Roma. La maglia numero 17 la vestirà qualcun altro. O forse nessuno, visto che per molti porta sfortuna. Non per lui che l'ha scelta di proposito (è il suo giorno di nascita), dimostrando subito quanto fosse diverso da buona parte dei suoi colleghi. Tommasi lascia la Roma dopo ben dieci anni: se ne va un altro pezzo, il terzultimo, del terzo scudetto giallorosso. Di quella squadra guidata da Capello, a Spalletti restano solo Totti e Montella. La decisione del centrocampista veronese è stata lunga e difficile. Anche perché l'ha presa in un momento molto delicato a livello familiare. L'annuncio l'ha dato attraverso il suo sito internet, così come su quelle pagine virtuali, sei giorni prima, aveva comunicato la scomparsa della mamma. «La stagione dei cambiamenti» è il titolo della sua lunga lettera. «Dopo dieci anni a Roma e dopo dieci anni nella Roma - spiega Tommasi - ho deciso di cambiare. Non è semplice per me trovare le parole per esprimere cosa significa tale passo». Ci prova qualche riga dopo: «Ho avuto nell'ultimo periodo la sensazione di non trovarmi più in sintonia, di non provare più lo stesso entusiasmo... Ho deciso di cambiare per ritrovare la passione ed il sorriso che stavano purtroppo scemando». Alla base della sua amarezza ci sono diverse decisioni prese dalla società nel recente passato. Scelte che contrastano con lo stipendio al minimo federale. Ovvero i 1500 euro al mese che Tommasi stesso aveva richiesto la scorsa stagione pur di dimostrare che per la sua carriera l'infortunio dell'estate 2004 al ginocchio era solo una parentesi e non il capolinea. La società non gli ha mai proposto concretamente un rinnovo anche se aveva intenzione di farlo a giorni. Ma sarebbe stato troppo tardi perchè la delusione accumulata era tanta e Tommasi aveva già deciso. La stessa dirigenza ha preferito incassare i soldi dell'assicurazione piuttosto che fargli giocare qualche minuto della finale di Coppa Italia con l'Inter di due anni fa. Il centrocampista aveva lavorato sodo per tutto l'anno ed era riuscito a tornare a disposizione proprio per l'ultimo impegno della stagione. Bruno Conti, che a quel tempo era l'allenatore, gli aveva promesso un posto in campo. Ma un input «dall'alto» bloccò tutto. Tommasi, inoltre, è stato l'unico ad aderire al fallimentare piano «spalmastipendi». Un contratto prima firmato e poi stracciato dalla società, che avrebbe consentito al giocatore di restare alla Roma fino al prossimo anno e guadagnare una cifra da calciatore «normale». L'addio alla società del suo grande amico Di Francesco è stata la mazzata finale. Nella sua lettera di saluti Tommasi non parla mai della prossima destinazione. Sarà lui in persona a farlo la settimana prossima, quando convocherà una conferenza stampa a Roma. In ogni caso il suo futuro sarà all'estero. A meno che non decida di tornare nella sua Verona. Ma Tommasi non ha voglia di giocare contro i suoi ex compagni e ha già rifiutato una proposta del Lecce. Inghilterra e Spagna sembrano mete probabili. Che la Roma abbia perso un grande atleta e un grande uomo, invece, è una certezza.

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