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Il numero nove rimanda le verità sul doloroso addio

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Ripensi a un flash-back intriso di emozioni, l'abbraccio dei 5 mila di Formello in un giorno di mezza estate di due anni fa. Quando Di Canio si era ripreso la sua Lazio, scrivendo un sogno bello quasi quanto una favola. Furono lacrime, orgoglio e ricordi, ma non solo. Anche propositi d'un altro derby da vincere sotto la Sud, con un altro gol da cineteca. C'è riuscito Paolo l'Irriducibile ma oggi, due anni dopo, scopri che il lieto fine forse sarà scritto altrove. Sponda Cisco, dove la lazialità alberga comunque nei cromosomi della proprietà, quella famiglia Tulli che nel 2004 contese a Lotito la proprietà biancoceleste, e in quella d'un direttore generale, Pietro Leonardi, traghettato addirittura da Udine, dalla serie A, per risalire dalla C2. E ripartono insieme, con una frase, quella del giovanissimo presidente Alessandro (Tulli) che è lo spot più bello. «Ricorderò sempre, da laziale, la firma che ho messo sul contratto di Paolo. È stato un onore», sottolinea con la voce rotta dall'orgoglio e gli applausi della sala a fare da sfondo. Lui, Paolo, fa spallucce quando si parla di Lazio. Troppo attaccato alla «sua» società per esprimere giudizi e dire la verità sul distacco più doloroso proprio mentre il club lotta in bilico tra la B e la speranza del ribaltone in appello. «Ne parlerò tra quindici giorni, saprete tutto. Ho molte cose da chiarire ma ora pensiamo solo alla Cisco». Sarà in ritiro a Cascia da giovedì, con la Lazio che da inizio agosto lavorerà a Norcia. Lì dirà la sua, con la sincerità che lo contraddistingue. Per ora ammette: «Sono fiero di far parte della Cisco: ho rinunciato al corso d'allenatore, perché mi è piaciuto il progetto. Per me non è un problema giocare in C2, considerato che è proprio da lì che ho iniziato». C'erano i tifosi della Lazio a salutarlo e i suoi nuovi supporter ad accoglierlo: per tutti è un idolo. «Ringrazio la famiglia Tulli - ha affermato il giocatore - perchè mi ha dato la possibilità di continuare a giocare a Roma, di restare accanto alla mia famiglia e, soprattutto, di far parte di un progetto che riguarda il sociale. È stata questa, infatti, una delle cose che mi ha convinto». Il diggì Leonardi risponde invece alle continue voci che accostano il nome di Tulli alla Lazio: «Sono strumentalizzazioni che non ci riguardano. Noi lavoriamo sul progetto Cisco, qualcuno ha interesse a tirarci dentro su altre vicende. Siamo tifosi biancocelesti, certo, ma questo non c'entra niente. Il club biancoceleste ora hai dei problemi da affrontare e chi è al timone speriamo tenga alta la bandiera, noi pensiamo solo alla Cisco». In Austria c'è invece l'altro volto della Lazio. La nuova Lazio di Rossi che riparte da Ledesma. Ragazzo serio e introverso, uno di poche parole. Ieri la presentazione ufficiale (oggi tocca a Mutarelli). «L'impatto con i miei nuovi compagni di squadra è stato molto buono. Questo gruppo mi piace moltissimo ed è una buona base di partenza per lavorare. Siamo molto uniti. Questo è un passo molto importante per la mia carriera. Ho scelto la Lazio perché è una società con una storia gloriosa e perché in passato ha avuto tanti miei connazionali. Vorrei diventare importante per questa squadra». Sul testimone raccolto in corsa da Liverani. «Tutti si aspettaneo tanto da me ma io non voglio fare proclami. Voglio dimostrare sul campo il mio valore. Io e Liverani siamo molto diversi come giocatori». Si tratta ancora Di Vaio: Lotito lo vuole e il giocatore ha espresso il suo gradimento. Il nodo è sempre legato all'accordo sull'oneroso ingaggio: il Valencia sarebbe disposto a partecipare al pagamento. Rimane in piedi la pista Makinwa. Da affrontare il discorso-Oddo, attesa la decisione finale di Peruzzi. Congelata infine la campagna abbonamenti. Quella della Cisco è partita invece con con il simbolo Di Canio.

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