Rabbia Juve «È inaudito»
Giovanni Cobolli Gigli, presidente della Juventus, fatica a mantenere la calma: «Quello che è successo è assolutamente inaudito. Ci difenderemo in tutti i modi, in appello e anche oltre. Aspettavamo una sentenza equilibrata, questa non lo è nel modo più assoluto: è solo il chiaro segnale di una volontà di colpire una società con eccessiva durezza. Ci saremmo augurati che la nostra posizione beneficiasse di una sorta di par condicio rispetto alle altre società: non è successo e a questo punto la mia fiducia nella giustizia sportiva comincia a vacillare. Come dimostrato ampiamente dai fatti, gli episodi sotto osservazione della giustizia sportiva per la Juventus sono assolutamente comparabili a quelli contestati alle altre squadre: con la differenza però che nel nostro caso si tratta di due sole partite. Impugneremo la sentenza davanti al consiglio federale». Ne ha per tutti, Cobolli Gigli: «Se qualcuno mi definisce emozionato, sbaglia di grosso. Sono semplicemente molto innervosito e irritato: continuo a ritenere pessimo quanto emerso dalle intercettazioni, ma ribadisco che non esiste lo straccio di una prova che sia stato commesso un illecito». Cobolli Gigli trova anche il tempo di parlare di calcio: «Molti giocatori, alcuni dei quali hanno appena vinto il titolo Mondiale, avranno problemi a rimanere con noi a queste condizioni. Saranno liberi di andarsene, se lo vorranno davvero, ma sia chiaro che non li svenderemo. Chi li vorrà, dovrà pagarli al prezzo di mercato, in Italia come all'estero: se il Real Madrid di Capello - che ci ha lasciati non appena ne ha avuto la possibilità - vuole i nostri campioni, li dovrà pagare». La Juve, insomma, fa ancora la voce grossa. Non si arrende e, con le spalle al muro, gonfia il petto e avverte i potenziali sciacalli: «Siamo disponibili a cedere i nostri campioni per venire incontro alle loro esigenze, di sicuro però non intendiamo sparire dal calcio né essere presi per la gola», il succo del messaggio. Condivisibile in tutto e per tutto, questa volta. Così l'amministratore delegato Jean Claude Blanc: «Da giuristi tanto autorevoli ci saremmo aspettati una sentenza equilibrata. Le nostre speranze sono state mal riposte». Per il resto, registrato il parere di Luciano Moggi - «Non sono rammaricato per me, ma per le squadre coinvolte e i loro tifosi» - ecco quello dell'avvocato Luigi Chiappero, difensore di Giraudo: «È una sentenza che non fa bene a nessuno, ci aspettavamo di meglio. L'illecito di sistema è un errore tecnico. Quest'anno per la Juventus è pulito: i tifosi non capiranno la revoca dello scudetto 2005-2006». Davanti alla sede della Juventus, peraltro, l'attesa durante la giornata era più dei giornalisti che non degli stessi tifosi: quando Ruperto ha letto la sentenza in quel di Roma, non erano infatti più di un centinaio gli innamorati del bianconero. La Torino bianconera insomma, soprattutto quella del tifo organizzato, non si è scaldata più di tanto nell'aspettare il verdetto della giustizia sportiva: corso Galileo Ferraris non è stato quindi preso d'assalto. Davanti al numero civico 32, troneggiava piuttosto uno striscione: «Adesso vediamo chi ama questa maglia» con l'ovvio riferimento a chi, tra i vari big, potrebbe decidere di abbandonare la barca.