Furia Lazio: la B è scandalosa

Chiedeva di essere prosciolta da ogni accusa e invece si ritrova con una retrocessione in B e con un ulteriore zavorra di sette punti di penalizzazione. Niente Uefa, ma quello sarebbe stato il male minore. Poi c'è la posizione di Lotito, che è stato inibito dalla Caf per tre anni e sei mesi (con tanto di multa). Il verdetto di Ruperto, insomma, non si è discostato molto dalle richieste di Palazzi: sono stati limati i punti di handicap, da quindici a sette ed è stato tolto un anno e mezzo a Lotito, ma la sentenza appare pesante e iniqua. All'hotel Parco dei Principi il pool legale biancoceleste è rimasto impietrito davanti alle stoccate di Ruperto. Nelle pieghe del dispositivo Caf la Lazio trova però un appiglio. Il verdetto nasce da un illecito (tentato) e «dall'azione di Lotito diretta a trovare appoggi per la sua squadra è proseguita incessantemente con condotte per le quali la commissione non ha ritenuto pienamente provati gli elementi che ne permettessero l'attribuzione a titolo di illecito, ma che sono lesive dello spirito di lealtà e correttezza». Contestato quindi l'illecito (tra l'altro tentato) per Lazio-Brescia, per il resto si ritiene violato solo l'articolo 1, piuttosto che l'articolo 6, nonostante la sanzione sia invece durissima. Furioso Lotito: «La Lazio è sempre una società quotata, abbiamo il diritto-dovere di farci sentire in tutte le sedi. La verità è stata violata, noi ci rivolgeremo a qualsiasi sede, anche alla corte di giustizia europea. Comunque - ha aggiunto - mi muoverò in base ad una sentenza definitiva, questa è solo provvisoria, e frutto di un teorema assurdo: la Lazio ha preso una posizione solo a tutela dei propri interessi. Se fossi andato dall'altra parte avrei perso 8 milioni di diritti tv». Sulla stessa linea l'avvocato Gentile: «Le sentenze denotano una mancanza di equilibrio perché non c'è nessuna proporzione tra le sanzioni e le contestazioni della corte. Molti arbitri infatti sono stati assolti, mentre la stessa cosa non è accaduta con i club». Il difensore del club è stato aggredito dalla rappresentanza di tifosi biancocelesti presente sotto l'Hotel: l'intervento della polizia ha riportato la situazione nei binari della tranquillità ma la tensione ha toccato l'apice. Già, perché Lotito è stato duramente contestato. Anche ieri, prima e dopo la sentenza. «Ci ha portato lui in questa situazione, deve andarsene. Lo contestiamo da un anno e mezzo, non è giusto che a pagare siano club e tifosi», il commento più tenero della delegazione Irriducibile presente nel luogo del giudizio. Promettono di andare in Campidoglio a chiedere udienza al sindaco Veltroni per garantire il futuro del club. Così Lotito: «Vado avanti, non mi faccio intimorire». Gli avvocati invece si sono già riuniti ieri sera per scegliere le linee di difesa in vista della Corte Federale. E dopo aver letto la sentenza si sentono ancora più combattivi, proprio perché si parla più di articolo 1 che di articolo 6. E l'unico illecito, per Lazio-Brescia, semmai è stato messo in atto da soggetti terzi (Carraro, Mazzini): quindi si può derubricare facendolo diventare articolo 9, responsabilità presunta. Così come per Lotito si può passare a una pena minore (i sei mesi contestati sono per omessa denuncia per Lazio-Fiorentina). La Lazio reputa di aver agito correttamente, di essersi rivolta ai vertici Figc per chiedere trattamenti equi, non di favore. Anche perché sono stati assolti gli arbitri Messina, Tagliavento e Rocchi, quelli delle gare incriminate, tolte di mezzo, cioè quelle con Chievo, Bologna e Parma. Il collegio difensivo vuole rovesciare le accuse davanti alla Corte Federale. La Lazio punta alla serie A con penalizzazione. Ci si proverà in sede sportiva, altrimenti si ricorrerà al Tar (7 agosto), poi al Consiglio di Stato (12 agosto). Magari alla corte di giustizia europea, come promesso da Lotito. La squadra aspetta in silenzio: i big restano appesi alla speranza di rimanere in A.