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Adesso questo verdetto non va più toccato

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Se un giocatore viene squalificato per cinque giornate, ci sono di solito molte probabilità che la sua squalifica venga ridotta, senza che intervengano fatti nuovi. È esattamente quello che è successo in questa situazione, anche se le dimensioni e la gravità dei reati sono ben diversi. Le sentenze sono state pesanti ma in assenza di precedenti assimilabili è impossibile giudicarle. In linea teorica i 30 punti di penalizzazione potrebbero escludere la Juventus dalla serie A per due stagioni, soprattutto se il club dovesse perdere i suoi giocatori migliori. Bisognerà vedere se Lazio e Fiorentina riusciranno ad assorbire gli handicap, sempreché non vengano modificati. Ora si tratta di vedere di che tipo saranno le proteste e le reazioni. Senza mancare di rispetto a chi l'ha formulata, la tesi che non sia giusto penalizzare i tifosi ed al limite le società, ma che si debbano colpire solo i dirigenti eventualmente responsabili, non è sostenibile perché sul principio della responsabilità oggettiva si basa da sempre la giustizia sportiva. Dalla squalifica del campo alle retrocessione, la storia del nostro calcio è purtroppo piena di sentenze e di penalizzazioni che hanno colpito i tifosi e le società per colpa di qualche dirigente. Questo processo aveva ed ha una sua grave difficoltà di origine nella mancanza, soprattutto nel caso della Juventus, di una qualsiasi casistica. L'illecito strutturale messo in atto da Moggi ed eventualmente da Giraudo è sciaguratamente geniale, ma non per questo meno grave ma è fin troppo evidente che non si può uscirne con un provvedimento anche grave come la radiazione nei confronti dei protagonisti. Anni fa il Verona venne retrocesso perché un suo presidente, Garonzi, aveva negato di aver fatto una telefonata ad un suo ex calciatore, il brasiliano Clerici. Certamente incolpevoli i tifosi, forse incolpevoli le società ma non ci sono altri obiettivi possibili a disposizione dei giudici. Purtroppo, sia che queste decisioni siano definitive o suscettibili di modifiche e riduzioni, è inevitabile che ne risentano le strutture ed anche la regolarità dei prossimi campionati. La presenza della Juventus in un campionato che non le appartiene, per storia, tradizione e possibilità, non è soltanto umiliante per la società più blasonata d'Italia ma rappresenta un danno evidente anche per quei club che avrebbero potuto affrontare il prossimo campionato con legittime ambizioni. È per questo motivo che personalmente mi sono espresso, da quanto è esploso questo scandalo, per un provvedimento di sospensione della Juventus dai nostri campionati per una stagione. Non ho mai creduto che questa decisione sarebbe stata presa ma mi sembrava - e mi sembra - la più corretta e la meno devastante per l'equilibrio dei vari campionati. È evidente che non ci poteva essere una sentenza perfetta, tantomeno una sentenza accettabile da tutti. Tuttavia, malgrado la complessità e soprattutto la mancanza di precedenti, non mi pare che ci siano lati oscuri. Quello che è successo è abbastanza chiaro ed emerge con sufficiente precisione dalle intercettazioni e dalle testimonianze. Questo per dire che non mi pare ci siano margini per modificare le decisioni prese. Ecco, la credibilità del nostro calcio, o quello che ne resta, è affidata anche alle decisioni della Commissione di Appello.

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