L'altra inchiesta

È la versione data ieri, sotto forma di dichiarazione spontanea, da De Mita, ex direttore della Gea, ai pm Palaia e Palamara, titolari dell'inchiesta sui presunti illeciti legati all'attività svolta fino a pochi mesi fa dalla società presieduta da Alessandro Moggi. Il coinvolgimento di De Mita, un passato come dirigente della Lazio, nell'inchiesta che prende in esame l'ipotesi di reato di associazione per delinquere, è scaturito dagli accertamenti della procura di Napoli sul caso di Nesta, il cui contratto di immagine, dopo la «separazione» dal procuratore Dario Canovi, fu sottoscritto con la Gea. De Mita ha sottolineato di non aver esercitato alcun tipo di pressione nella decisione dell'attuale difensore del Milan. Al termine dell'audizione di De Mita, è stata la volta di Cellini, uno dei primi ad essere assunti come dirigente della Gea World il 12 ottobre del 2000. Assistito, come De Mita, dall'avvocato Longo, Cellini ha fatto a sua volta dichiarazioni spontanee ricostruendo, secondo quanto si è appreso, le modalità della sua intestazione del contratto di affitto di quella che poi sarebbe diventata la sede Gea, in vicolo Barberini. Cellini ha detto che gli fu chiesto di intestarsi, prima che la titolarità dell'affitto passasse alla società, il contratto di un immobile che, per gli inquirenti, fu concesso ad un canone ritenuto esiguo (22.500 euro l'anno), tanto più in considerazione dalla superficie, 180 metri quadrati, e della ubicazione.