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Nello spogliatoio tanta birra e cori per Napolitano

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C'è tutto questo e molto di più nel festone azzurro «post-Berlino» che ha coinciso con la conquista della quarta Coppa del mondo della storia del nostro calcio. La festa esplode col rigore realizzato dall'ottimo Grosso, poi sul campo con botti e fuochi da mille e una notte, nella tempesta luminosa dei flash che hanno immortalato una serata che resterà lì incollata nella testa di tutti coloro che tra un giorno o vent'anni potranno dire: «Io c'ero». Nello spogliatoio azzurro vola per aria di tutto assieme alle note dell'«O sole mio» nazionale e i ventitré indemoniati da poco eletti i migliori del mondo, non si placano nemmeno quando alla porta arriva un signore di grigio vestito che ha già superato l'ottantina. È il presidente della Repubblica Napolitano che rimedia baci, abbracci e non riesce a evitare l'euforia collettiva che porta tutto con sé: musica, cuore, lacrime e anche qualche gavettone. Esce bagnato dal «raduno» sotterraneo con i suoi eroi, così come la Melandri (che lì proprio non poteva entrare) rimedia all'uscita cori «amici» che la invitano a «mostrare e far toccare» cose mai esposte alla luce del sole. È il delirio collettivo e nel mezzo ci sono un po' tutti. La squadra, lo staff azzurro, la delegazione, la stampa, ma soprattutto la gente. Quella per le strade di Berlino dà veramente tutto. Città bloccata nemmeno fossero stati i giocatori della Germania a giocare a vincere in casa la finale del Mondiale. E il colosso teutonico, simbolo dell'unità del mondo, dell'integrazione e del «genio» tedesco, diventa una succursale tricolore. Una fetta d'Italia. La comitiva azzurra riesce a carponi a raggiungere l'aeroporto e sul volo che riporta l'Italia a Duisburg succede di tutto. I giocatori cantano a Lippi «resta con noi» e se la prendono col figlio del ct Davide rasato a zero dal solito Oddo eletto all'unanimità miglior parrucchiere del Mondiale (ha anche ricevuto una targa honoris causa da parte della Federacconciatori della Cna di Roma): almeno quello. È proprio il laziale uno di quelli che ci ha dato più sotto con birra e spumante e ha pure «sbattuto» su una hostess intransigente che gli chiedeva di mettere la cintura di sicurezza. «Ma chi io? Aò, guarda che so' campione del mondo!!!» e giù l'esplosione del gruppone azzurro che ha rinnovato la festa una volta arrivato in albergo. Anche qui di tutto e di più. Qualcuno, suo malgrado, finisce nel laghetto antistante e poi ad alba già innescata tutti a nanna. Chi con la coppa, chi con moglie, fidanzata o compagna... meglio, molto meglio. Tiz. Car.

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