Calciopoli, il trionfo riapre il dibattito sul colpo di spugna
E la politica, dopo essersi unita nelle lodi ai ragazzi di Lippi, torna immediatamente a dividersi su un'eventuale amnistia che ponga fine allo scaldalo che potrebbe rivoluzionare la serie A. Una spaccatura trasversale tra i Poli che presenta alleanze inedite. Il fronte possibilista è sostenuto dal Guardasigilli Clemente Mastella e da Forza Italia, quello avverso da tutta l'Unione salvo l'Udeur, da An e dalla Lega Nord. Infine, spicca la posizione fortemente contraria, ribadita anche ieri, del presidente della Camera Fausto Bertinotti. Il primo a legare, un mese fa, la vittoria mondiale a un provvedimento di clemenza era stato Maurizio Paniz, deputato azzurro e presidente del Juventus Club Montecitorio. Poche ore prima dell'esordio azzurro con il Ghana disse: «Se ci dovesse essere un successo significativo... Insomma, per parlarci chiaro, se vincessimo i Mondiali com'è scritto nella nostra storia, bisognerà valutare se sarà opportuna o meno un'amnistia nel mondo del calcio». Parole che provocarono allora un'indignazione più o meno generalizzata, ma che oggi, avverata la «profezia», assumono un valore diverso. E se Clemente Mastella a caldo, da Berlino, riproponeva domenica sera il problema osservando che «è impossibile che un campione del mondo come Cannavaro giochi in serie C», ora è Forza Italia che rilancia il nesso tra il trionfo azzurro e il trattamento che stanno subendo le società di calcio imputate al processo dell'Olimpico. La questione è semplice: chi propone provvedimenti di clemenza rilancia il concetto che «i tifosi» non devono pagare per le colpe dei «dirigenti». In parole povere, negando il principio base della responsabilità oggettiva, si punta a distinguere le colpe di Moggi e compagni, da quelle delle squadre di calcio. Così la pensa uno juventino di Forza Italia, Guido Crosetto: «La vittoria italiana ha dimostrato che i veri protagonisti nel calcio sono i tifosi. La giustizia sportiva non può punirli: sarebbe improduttivo e inutile. La legge colpisca i dirigenti responsabili ma lasci agli italiani la possibilità di sognare con i loro campioni. La vittoria di questo mondiale - sottolinea Crosetto - è merito di giocatori che hanno dimostrato sul campo a Berlino di saper vincere per le proprie doti e il proprio carattere». Gli fa eco un altro azzurro, Antonio Leone, vicepresidente vicario dei deputati di Forza Italia: «Domenica sera la nazionale ha dimostrato che nel calcio italiano non tutto è marcio. È da qui che bisogna ripartire e, per quanto mi riguarda, l'amnistia non è un'ipotesi da escludere a priori». Sul fronte opposto il presidente della Camera Fausto Bertinotti che sottolinea come la vittoria di Berlino e il processo sul calcio siano due fenomeni che devono restare separati: «Nel gioco siamo bravissimi mentre il sistema - sottolinea - si è rivelato assai cattivo». Per il Verde Paolo Cento, «sono inaccettabili i tentativi di strumentalizzare la vittoria della nazionale per riproporre un'assurda amnistia». Dello stesso parere Roberto Castelli (Lega Nord), secondo cui «sarebbe un atto sbagliato», e Maurizio Gasparri (An) che ammonisce: «Nessun colpo di spugna». «L'amnistia? Una pirlata», per il ministro per le Politiche Sociali, Paolo Ferrero. Netto, infine, il giudizio del sottosegretario allo Sport, Giovanni Lolli (Ds): «La vittoria così bella dei nostri azzurri non può essere deturpata da un'amnistia sbagliata e impropria. Sono sicuro che la stragrande maggioranza dei tifosi ora si aspettano che il calcio riesca ad andare avanti verso un cambiamento radicale, verso una riforma ma anche - conclude Lolli - nel rispetto delle regole». Il diessino Fassino se la cava, invece, con una battuta, che la dice lunga, tuttavia, sulla complessità della situazione. Fassino è consapevole che l'inchiesta giudiziaria su Calciopoli farà il suo corso e arriverà a pronunciare delle sentenze, ma da tifoso juventino il segretario dei Ds, Piero Fassin