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La grande paura e quell'assenza ingiustificata

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Ma si ricomincia, senza gioia perché all'orizzonte non c'è un sorteggio per la Coppa Uefa sudata e conquistata sul campo dalla banda di Rossi, ma solo la temuta sentenza della Caf. E poi ancora tribunali e carte bollate senza la possibilità di vivere un'estate tranquilla. Ormai è una consuetudine immancabile per i laziali ma ne farebbero volentieri a meno. Tra fallimenti sfiorati, presidenti dell'ultima ora, iscrizioni sofferte e campagne acquisti deludenti i tifosi del club più antico della Capitale ne hanno viste di tutti i colori. Tant'è, meglio provare a scorgere il sole in lontananza magari con l'aiuto di quello stellone a lungo invocato che da sempre protegge la società sportiva Lazio nei tanti momenti di difficoltà della sua storia ultracentenaria. Rossi ci proverà da oggi a spiegare ai suoi ragazzi che la Lazio è sempre la Lazio, che tutto si sistemerà, che bisogna stare tranquilli. Dovrà dare fondo a tutta la sua bravura dialettica ma, se riuscirà a creare un gruppo unito, sarà ancora una volta a metà dell'opera proprio come fece Fascetti a San Terenziano quando arrivò la mannaia della penalizzazione di nove punti. Quella squadra fu straordinaria e, con l'aria che si respira, bene che andrà si dovrà ripetere l'impresa di vent'anni fa. Anche se, senza il condottiero Di Canio, sarà più difficile centrare il traguardo. Lotito è ancora in tempo, ci ripensi. E la storia della Lazio a chiedere la presenza del suo simbolo.

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