Il ct francese minimizza la tensione

Nemmeno una parola prima di questa finale Mondiale con l'Italia, prima di quella che sarà l'ultima partita della sua grandissima carriera. Magari certe emozioni, certe sensazioni, le racconterà dopo, comunque andrà a finire, per adesso però niente. La vigilia della Francia è così tutta nelle parole di Raymond Domenech, il ct passato dalla polvere all'altare in tre settimane. Ha la faccia di quello che sa di aver fatto comunque una gran cosa Domenech. Ostenta sicurezza, e mentre Lippi si sente davanti all'occasione di una vita, lui addirittura spiega che vive questa attesa «come prima delle altre partite». Difficile credergli, ma lui insiste: «Lo stato d'animo è lo stesso di sempre. Non ho assimilato questa partita a una finale ma a una partita che dobbiamo vincere per andare poi in vacanza tranquilli». Ma come si fa a restare impassibili prima di una partita così importante? «Semplicemente rimanendo isolato. Non ho letto niente sul Mondiale in questo mese. Ho tanto da fare insomma. E poi se si comincia a guardare intorno, si trova quella follia che fa perdere la strada. Io l'ho vista da fuori quella follia, nel 1998, e ora non la voglio al nostro interno». E i giocatori con quale tensione stanno vivendo questo momento? «Loro si trovano in questa specie di bolla, di fortezza che si sono costruiti e fintanto che non sarà finita resteranno in questa situazione. Io non li vedo cambiati, semmai sono più rassicurati perché partita dopo partita sono andati sempre meglio. Sono sempre più presenti e solidali tra loro».