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di RINO TOMMASI OGNI quattro anni mi capita di seguire i mondiali di calcio da Wimbledon.

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Qualche vecchio collega inglese (i più giovani li conosco e mi conoscono meno) ha l'amabilità di chiedermi un pronostico ma da anni (ne avevo cinque quando ho visto la mia prima partita di calcio, ne avevo 14 quando ho giocato per la prima volta a tennis) mi sono costruito una solida teoria per la quale credo sia impossibile esprimere un ragionevole pronostico per una partita, come quella che Italia e Francia giocano stasera a Berlino, che appare sostanzialmente equilibrata. I bookmaker, che qui sono molto più ascoltati e seguiti che in Italia, dicono che l'Italia è favorita, una scelta - credo - suggerita dalla diversa qualità espressa dalle due squadre negli incontri di semifinale. Anche se l'Italia ha rischiato di doversi giocare tutto ai rigori risolvendo la vicenda ma con grande merito negli ultimi tre minuti dei supplementari, la critica si sta ancora interrogando se la Francia sarebbe riuscita a risolvere il suo problema se l'arbitro non le avesse assegnato un rigore che, rivisto mille volte alla moviola, rimane ancora generoso. Poiché non si può sfuggire alla cabala, che però nello sport contiene una maggiore percentuale di credibilità e si distingue nettamente dalla scaramanzia, è giusto ricordare che i precedenti tra Italia e Germania ci erano nettamente favorevoli, quelli con la Francia ci ricordano vicende amare e sfortunate. Al contrario di molti miei colleghi e pur con la presunzione di conoscere abbastanza bene lo sport ed il calcio (la conoscenza generale del fenomeno agonistico aiuta molto quella più particolare di una singola disciplina) non mi sono mai inoltrato in discussioni o problemi tattici, non mi sono quasi mai schierato a favore di una scelta piuttosto che di un'altra com'è generale abitudine di quasi tutti coloro che seguono il calcio senza sapere in quanti si gioca a basket. Vorrei spiegare quel «quasi» perché ai tempi della famosa staffetta Rivera-Mazzola, senza scegliere tra i due (li avrei fatti giocare entrambi) ho sempre pensato che non ci sarebbe stata al mondo una squadra che avrebbe potuto permettersi di rinunciare ad uno come Rivera. Penso tuttavia che gli allenatori, soprattutto quelli più bravi, ne sappiano più di me e soprattutto di qualsiasi giornalista o opinionista. Padrona naturalmente la critica di giudicare a posteriori l'esito delle scelte più contrastate. Ci rimane, credo, il rammarico di aver dovuto rinunciare a Nesta, che oggi sarebbe stato certamente in campo se non fosse stato vittima di un ennesimo infortunio. Tuttavia non sin può escludere che le sostituzioni, per quanto suggerite dall'emergenza, non si rivelino provvidenziali ed utili. Credo che sia meglio incontrare la Francia anziché il Portogallo non perché la partita sia più facile (probabilmente è invece più difficile) ma perché è una sfida di maggior fascino ed anche con maggiori punti di contatto e di confronto con il nostro calcio. Mi auguro naturalmente che l'Italia vinca, mi auguro ancora di più che l'eventuale vittoria non modifichi di una virgola le decisioni del Tribunale che ha iniziato i suoi lavori a Roma. Una Coppa del Mondo non può nascondere una vergogna mondiale.

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