«Sei mesi fa non avrei mai pensato di essere qui
Ma nel corso del suo cammino Mondiale la sponda giallorossa del Tevere ha trovato un altro, inarrestabile protagonista: Simone Perrotta. Già, perchè quello che doveva essere il Mondiale di Totti, eppoi di De Rossi, si è trasformato strada facendo in quello di Perrotta. Il «motore» della Roma ha trovato una collocazione certa anche sotto il cofanfo di questa nazionale che ora più che mai non può fare a meno di lui. Lippi è meccanico, specializzato nella messa a punto dei giocatori, e proprio da chi non doveva alla vigilia essere protagonista scontato, sta riuscendo ad ottenere il massimo rendimento. Perrotta lo sa, è riconoscente con il ct azzurro per la fiducia, ma soprattutto da a Cesare quel che è di Cesare e ringrazia la Roma. «È stato Spalletti, i compagni giallorossi e tutta la Roma a darmi il pass per questo Mondiale». Lo scorso anno, non esattamente brillante è ormai alle spalle. «Sei mesi fa non avrei mai pensato di poter arrivare qui: non ero nemmeno nei ventitré convocati. Ora essere qui è il massimo, è il sogno di un bambino che s'avvera». A questo punto le manca solo il gol. «Me lo chiedono in tanti. Se è scritto che dovrò segnare, allora segnerò. Ma va bene anche così non è importante quello ma alzare la Coppa a Berlino». Ma come fa a correre così, quanto si allena? «Veramente di allenamenti quest'anno ne ho fatti pochi, perchè abbiamo giocato per tutta la stagione una volta ogni tre giorni. Ma c'era un ottimo lavoro di fondo, quello che si fa a inizio stagione: se fai bene quello, poi i frutti alla lunga si vedono». A chi deve un grazie? «A Dio». Vi state rendendo conto di cosa sta succedendo in Italia? «No, non voglio sapere. Non ci siamo ancora resi conto, ora per noi è tutto normale, ma non è una cosa da tutti andare in finale a un Mondiale. Non guardo la tv anche per questo, per non aumentare la pressione che è già tanta. Ho sentito mio fratello sono tre giorni che piange». Già, la finale, e c'è ancora la Francia. «È la finale più giusta perchè le due squadre che arrivano in finale vuol dire che sono le migliori. Italia e Francia hanno dimostrato di essere le più compatte, solide». Del Piero ha detto che la Francia è favorita. «Ha ragione, eppoi porta anche bene». Le fa paura? «No, ma la Francia è una squadra che va tenuta in considerazione». E c'è anche Zidane: il migliore? «Sì, il numero uno assoluto dopo Maradona». Avete giocato insieme un anno alla Juve. «Sì, forse l'anno più brutto che i bianconeri ricordino. Lui come Henry mi ha dimostrato che si può essere grandi campioni anche rimanendo umili». Una gabbia speciale attorno a lui domenica sera? «No, noi giocheremo la nostra partita e non ci dovremo far condizionare da un solo giocatore: la Francia ne ha molti che ti possono far male». Peccato non avere Mexes dall'altra parte del campo. «No, forse meglio... Scherzo, mi dispiace per Philippe, avrebbe meritato di giocare questo Mondiale». E De Rossi? «C'è rammarico per lui che ha sbagliato e capito di averlo fatto. È molto carico e speriamo possa avere una possibilità importante». Per Totti invece potrebbe essere l'ultimo. «Spero che Francesco ci ripensi, perchè è un giocatore essenziale per questa Italia». Come Lippi? «Lui ha fatto un grande lavoro con questo gruppo, ma bisogna rispettare quello che le persone hanno nella testa». Del 1982 cosa ricorda? «Nulla, ero in vacanza con la mia famiglia e vivevo ancora in Inghilterra. Le cose che ho saputo, le ho viste poi in tv». Ha rivisto la gara contro la Germania? «Solo il secondo tempo supplementare. Ripeto, non ci stiamo rendendo conto di cosa sta succedendo». Con la Francia si aspetta una gara simile? «No, perchè il pubblico stavolta sarà diviso equamente, ma è sempre una finale di Coppa del Mondo». A Duisburg è arrivato il pallone della finale, quello tutto d'oro: come le è sembrato? «Impressionante, il solo guardarlo ti fa venire i brividi». Già e tra meno di quarantotto ore guardarlo non basterà...