Il presidente De Lise «Ricorsi inevitabili»
Con il rischio che possano essere ribaltati i verdetti espressi dalla Corte Federale in merito alle iscrizioni delle squadre italiane alle coppe europee. Squadre e tesserati deferiti alla Caf nell'ambito dell'inchiesta su Calciopoli hanno infatti due modi per contrastare l'iter del processo sportivo in corso di svolgimento allo stadio Olimpico: adire il Tar o il Tas. Per quanto riguarda il primo, sarebbe già pronta una pioggia di ricorsi alla giustizia amministrativa. Ipotesi tutt'altro che peregrina, soprattutto alla luce delle dichiarazioni rilasciate da Pasquale De Lise, presidente del Tar del Lazio ed ex presidente della Corte Federale. «La giurisdizione statale non può restare indifferente alle decisioni che la giustizia sportiva adotterà per lo scandalo del calcio», afferma De Lise. «È vero che la materia disciplinata sarebbe riservata alla giustizia sportiva - prosegue il presidente del Tar de Lazio - però è anche vero che questa disciplina ha ripercussioni sullo status delle persone e delle società. Pertanto, la giurisdizione non può restare indifferente». De Lise, di fatto, spiega il modo per aggirare la clausola compromissoria - che vieta ai tesserati di far ricorso alla magistratura ordinaria o amministrativa per controversie aventi come oggetto questioni legate al diritto sportivo e al Codice di giustizia sportiva senza previa autorizzazione del governo sportivo - e la legge 280 del 2003, la cosiddetta «blocca Tar». Nello specifico, il presidente del Tar del Lazio ammette che la materia del processo dell'Olimpico viene disciplinata dal diritto sportivo e, di conseguenza, è di competenza della giustizia sportiva, ma, allo stesso tempo, lascia aperto uno spiraglio. Le sentenze che usciranno dalla camera di consiglio, infatti, incideranno, in fatto e in diritto, sullo status delle persone, sia fisiche che giuridiche (due delle quali quotate peraltro in Borsa). Sulla vicenda Calciopoli, inoltre, c'è un procedimento penale ancora in corso. Tutti motivi validi per giustificare un ricordo al Tar. Tant'è che la stessa legge 280 del 2003 consente di adire i giudici amministrativi «esauriti i gradi della giustizia sportiva» e per «ogni altra controversia non riservata agli organi di giustizia dell'ordinamento sportivo». Competente è il Tar del Lazio con sede in Roma. De Lise, che «per motivi di opportunità» ha lasciato la presidenza della Corte federale, preannuncia una pioggia «inevitabile» di ricorsi al Tribunale amministrativo. Non se ne occuperà lui, che presiede la prima sezione delle dodici complessive: quella deputata a prendere una decisione sarà la terza. E sarebbe già fissata una data indicativa, quella del 7 agosto. Si potrebbe quindi esaurire in tempo utile per Ferragosto anche l'iter ordinario, considerando il successivo giudizio da affidare al Consiglio di Stato. L'effetto a cascata sarebbe un inizio del campionato comunque in linea con il calendario già fissato che indica nel 28 agosto il via alle danze. Le persone fisiche potranno invece seguire altre due strade: presentare il ricorso alla Camera di Conciliazione del Coni (via invece preclusa ai club, in caso di illecito contestato, dall'articolo 27 del codice di giustizia sportiva), per squalifiche superiori ai 120 giorni. I tesserati possono contestare la decisione anche ricorrendo al Tas, tribunale sportivo mondiale con sede a Losanna. Potrebbe essere la sede a cui potrebbe appellarsi, ad esempio, Franco Carraro, tra l'altro membro del Cio. Nei prossimi giorni l'infuocato tema dei ricorsi al Tar sarà oggetto di incontro-confronto tra il ministro Melandri e il commissario straordinario della Figc, Guido Rossi che difende l'autonomia dello sport e non gradisce i riferimenti, invece inevitabili, che conducono alla giustizia ordinaria. I legali dei deferiti però sfrutteranno ogni mezzo per contrastare la velocità del maxiprocesso. Con il rischio, concreto, che le sentenze relative