L'ex ct azzurro a ruota libera
Vicini pensa alla finale: «Mi aspetto la consacrazione del capitano della Roma»
Il giorno dopo la vittoria dell'Italia nella semifinale contro la Germania, l'ex ct degli azzurri Azeglio Vicini, sottolinea come la Nazionale di oggi abbia tra suoi maggiori pregi «una straordinaria coesione morale». «Questa - spiega l'ex ct degli azzurri a Italia '90 - mi sembra rispetto ad altre nazionali, compresa quella del '90 che ha ottenuto più vittorie di tutti anche se è arrivata terza, sia una squadra che ha una straordinaria coesione morale. Tutti si sacrificano in maniera incredibile ai fini del risultato e questo piace molto agli appassionati. Può darsi - prosegue Vicini - che altre squadre abbiano altri valori tecnici, anche superiori in qualche caso, però raramente ho visto una squadra con queste motivazioni e con questa voglia di cercare il risultato anche quando la fatica è enorme. Ha vinto delle partite proprio alla fine quando ormai nessuno ci sperava. È quindi - precisa Vicini - una Nazionale che strada facendo ha fatto sempre prestazioni più convincenti e lascia ben sperare per la finale». L'ex ct, in vista della finale di domenica, ricorda che «Lippi non ha bisogno di consigli. È lui che ha la squadra sott'occhio ed è capace di utilizzare al meglio le risorse che ha a disposizione». La partita di Berlino - aggiunge Vicini - potrebbe rappresentare la «consacrazione per Totti». A proposito di quale avversario sia meglio incontrare in finale l'ex ct risponde: «Verrebbe da dire il Portogallo, ma questa Nazionale con il rientro di Deco, uno dei migliori giocatori per quantità e qualità di questo Mondiale, ormai è una squadra di vertice del calcio europeo. Ma sul piano del prestigio probabilmente una finale Italia-Francia ha più fascino». Ad una domanda su un paragone tra l'Italia dei Mondiali di Germania e quella dell'82 in Spagna Vicini ha spiegato come sia difficile fare confronti: si tratta - ha concluso l'ex ct azzurro - «di giocatori diversi di epoche diverse. I confronti nel tempo sono difficili perché sono cambiati i regolamenti, i campi di gioco, i palloni, le scarpe...». Vicini aveva vissuto il sogno Mondiale nel '90, quando gli fu fatale la sfida con l'Argentina a Napoli. Gli azzurri persero ai rigori contro la squadra di Maradona, poi sconfitta in finale dalla Germania all'Olimpico. Fu il Mondiale della consacrazione della stella-Baggio e della scoperta di bomber Schillaci, l'uomo delle notti magiche. Totò segnò praticamente sempre, diventando capocannoniere dell'Italia disputando un grande torneo.