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dall'inviato TIZIANO CARMELLINI DORTMUND — Come trentasei anni fa.

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La storia si ripete in una serata da infarto con l'Italia che batte di nuovo la Germania dopo centoventi minuti di battaglia senza esclusione di colpi. Non bastano a Klinsmann le infinite pressioni della vigilia e i sessantacinquemila del Westfalen di Dortmund per piegare quest'Italia non sempre bellissima, ma cinica e spietata come solo una grande sa essere. Orgoglio e castigo. I tedeschi fischiano l'inno italiano all'inizio, gli azzurri abbozzano, giocano un gran primo tempo, poi calano nella ripresa ma restano incollati al match e nel finale «purgano» ancora i tedeschi che piangono di nuovo. La storia si ripete e il finale è sempre lo stesso: Italia in finale, Germania aufwieder sehen (tanto per ricordare il titolo a nove colonne della Bild di ieri: «Arrivederci Italia»). E ora tutti a Berlino, per salire sul tetto del mondo. Lippi non cambia e l'Italia che entra in campo è la stessa che ha mandato l'Ucraina a casa quattro giorni addietro ad Amburgo con Materazzi al posto di Barzagli. L'Italia parte a testa bassa e dopo quattro minuti arriva il primo lavoro per Lehmann firmato Totti. Il giallorosso c'è e si vede, mentre i tedeschi sembrano storditi dalla forza d'urto degli azzurri che giocano i primi venti minuti a una porta. Grosso sulla fascia sinistra del campo fa quello che vuole, arriva spesso in fondo e mette nel mezzo diversi palloni interessanti. È una gran bella partita con le due squadre molto coperte attente a non prenderle perché andar sotto nella prima parte di gara potrebbe voler dire buttar tutto al vento. Totti? Lui c'è e quando tocca il pallone stasera si vede. Fa una cosa da fenomeno dopo sedici minuti di gioco ma ha la sfortuna di lanciare Perrotta e non Toni. La Germania qui prende paura e si copre ancor di più aspettando gli azzurri che sembrano in grado di fare la partita. La prima cosa vera dei tedeschi arriva al 21': bella girata al volo di Podolski alta. Gli azzurri replicano tre minuti dopo con una gran punizione di Pirlo sulla quale Toni stranamente arriva male e manda a vuoto anche Materazzi alle sue spalle. La partita sale d'intensità e gli azzurri ci provano da tutte le parti: prima Totti, poi Toni ben imbeccato dall'ennesimo affondo di Grosso. Così, mentre l'Italia fa vedere le cose migliori la Germania in contropiede prova a farle del male: e ci riuscirebbe se Schneider non la graziasse al 34' dopo un black-out difensivo nato da una palla persa a centrocampo da Gattuso. Cresce la gara, ma anche la tensione e arriva il primo giallo: brutto fallo da dietro di Borowski su Totti. Ripresa tutta o quasi di marca tedesca. L'Italia si ferma, Pirlo sembra non averne più e quel fallo di prima Totti sembra averlo sentito perché da qui in avanti non mette più la gamba in un intervento. Il capitano giallorosso si vede che nella ripresa gioca timoroso, ma è tutta l'Italia che viaggia col freno a mano tirato. La Germania ci crede e prende confidenza anche se sbatte sistematicamente sul muro alzato lì dietro da Cannavaro: invalicabile, strepitoso, pazzesco. Lippi si fida e cambia, dentro Gilardino per Toni, ma va poco meglio perché con Totti messo lì davanti non c'è nessuno che porta palloni. E Buffon continua a fare il fenomeno mentre si va ai supplementari. E lì finalmente Lippi capisce l'antifona e rimette Totti nel ruolo che gli è più congeniale: dietro alle due punte. Così entra Iaquinta per un Camoranesi che ha dato tutto. Quarantadue secondi dopo Gilardino centra il palo alla destra di Lehmann: è il segnale. Un giro di cronometro appena e Zambrotta centra la traversa: secondo allarme ma la Germania resta lì. Lippi cambia ancora dentro Del Piero per Perrotta perché la testa forse è già ai rigori così in campo l'Italia «difensiva» si ritrova con Totti, Gilardino, Iaquinta e Del Piero...però. L'arbitro messicano perde lucidità col passare dei minuti e prima dell'ultimo rush Podolski si mangia un gol grosso una casa ma è giusto così. Secondo t

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