Tour, McEwen re in volata
Così ribattezzato in ossequio alle sue doti equilibristiche in sella, alla sua quasi miracolosa capacità di sparire nel gruppo e riapparire proprio al momento giusto, al suo innato senso dello sprint che lo porta a scegliere sempre la ruota giusta da pedinare, per poi scartare e volare sul traguardo, per vincere e fare incavolare (molto spesso) chi viene battuto. Ieri in Lussemburgo (all'arrivo di Esch-sur-Alzette) è toccato a Thor Hushovd fare l'arrabbiato. Già maglia gialla nel prologo di Strasburgo, frenato e ferito a un braccio da uno spettatore nella volata di domenica (e quindi detronizzato), il norvegese era intenzionato a rifiorire, vincendo la tappa o perlomeno riprendendosi il simbolo del primato. Per il secondo obiettivo, Hushovd ha già messo fieno in cascina strada facendo, conquistando 2" di abbuono ad uno sprint intermedio e superando così Hincapie, caduco detentore della maglia gialla (è durato solo un giorno, ma chissà che non ritorni). Per il primo, la vittoria, ha dovuto aspettare l'arrivo di Esch, il superamento indenne dei mille strappetti di giornata, la conclusione di una lunga fuga a due (Hernández e De La Fuente, al comando dal km 1 al km 200), il naturale evaporare degli ultimi tentativi di contropiede (Wegmann, Kessler), e anche una brutta caduta a metà gruppo che ai 2 km ha spezzettato in mille parti il plotone (mentre qualche km prima era finito per terra il promettente Gómez Marchante, ripartito; non partito in mattinata invece Danilo Di Luca, azzerato da febbre e prostatite). In ogni caso, sul rettilineo finale di Esch i velocisti c'erano tutti (a parte Casper, primo domenica). Bennati ha fatto coi suoi un gran lavoro, ma è meno sprinter di altri, e allora ha potuto solo guardare Boonen partire benino, McEwen lanciarsi ancora meglio e, con un minimo scarto, tagliare appena la strada a Hushovd. Al quale, nel frangente, si è staccato il piede dal pedale, costringendolo a fare gli ultimi metri con una gamba sola: nonostante ciò Thor, urlando il suo disappunto a McEwen (la cui manovra è stata giudicata lecita dalla giuria), ha chiuso al terzo posto, dietro a Robbie e a Boonen, e si consola con la maglia gialla. La difenderà oggi nella terza tappa, da Esch a Valkenburg (Olanda), 216 km con finale mosso e con il Cauberg (il muro che decide l'Amstel Gold Race) a 2 km dal traguardo. Fronte doping, o lotta al doping, o caccia alle streghe (che dir si voglia): Ivan Basso fa sapere di essere disposto a sottoporsi al test per confrontare il suo dna con quello del sangue congelato che in teoria gli apparterrebbe, e che era depositato presso lo studio dell'ematologo Merino in attesa di un'autoemotrasfusione (pratica proibita). La strada che porta alla verità è lunga (e siamo sempre in attesa di conoscere i nomi degli altri 150 sportivi coinvolti nella Operación Puerto, visto che per ora sono venuti fuori - chissà perché - solo i ciclisti); per il momento, l'unica certezza è un'incredibile mancanza di garanzie e diritti nei confronti di atleti che scontano la loro pena prima ancora di essere condannati.