Gazzoni: molti hanno ancora paura di Moggi
È l'accusa che muove l'ex patron del Bologna, Giuseppe Gazzoni Frascara, intervenendo telefonicamente alla trasmissione «Il pallone nel sette». Gazzoni, poi, attacca Diego Della Valle: «La mia non è una rivalsa nei suoi confronti, ma avrebbe dovuto registrare le telefonate e andare a »Porta a Porta« per denunciare queste ritorsioni, invece di mettersi con Moggi. Io se ho bisogno di soldi non vado ad assaltare una banca. Fiorentina-Bologna, Chievo-Fiorentina e Lecce-Parma (quest'ultima ha permesso ai gigliati di salvarsi per la classifica avulsa, n.d.r.) sono state taroccate. De Sanctis, in Lecce-Parma, disse ai parmigiani che non avrebbero mai vinto quella partita, ho dei testimoni che possono giurare su questo fatto». Nei giorni scorsi l'ex patron del Bologna aveva ricordato un aneddoto riguardante la famiglia Agnelli. «Un giorno l'Avvocato Agnelli mi disse che Moggi era un male indispensabile...Una piovra? Quando hanno protetto delle squadre non lo hanno mica fatto per un'opera pia, l'hanno fatto contro riversamento di denaro o per cassa o estero su estero». Intanto la società attuale, rappresentata dal presidente Cazzola, vuole che vengano tutelati i diritti persi nella passata stagione, cioè la serie A. «Mi aspetto giusizia, , credo in un segnale fortissimo. Mi aspetto che ci venga fatta giustizia per i torti subiti, e credo fortemente nel nuovo Commissario straordinario della Figc. Non penso al ripescaggio, ma alle punizioni subite ingiustamente con le partite decise a tavolino. Io mi aspetto che un ritorno in Serie A possa avvenire, perché il Bologna è in grado di dimostrare attraverso quanto è emerso dalle intercettazioni che la squadra è stata raggirata e derubata della sua posizione di classifica: un gruppo di dirigenti di club, di arbitri e anche uomini dei vertici federali, in accordo tra loro, hanno stabilito chi doveva paeggiare, vincere o perdere delle partite. Quindi, se tutto questo come credo verrà confermato, penso che ci siano buone carte per essere risarciti». Cazzola non ha vissuto la stagione incriminata dalle intercettazioni: «Per quanto mi era noto, e sapevamo tutti, il Bologna aveva lottato fino alla fine di agosto in tutte le sedi, dalla Covisoc al Consiglio di Stato, per difendere la sua posizione dal punto di vista della regolarità dell'iscrizione al campionato. C'erano almeno due società non nelle condizioni corrette, era la tesi, per via dei propri bilanci».