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E il Csm ha deciso: alle toghe niente più incarichi sportivi

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Marco Gabriele, giacchetta nera di Frosinone, ha parlato per tre ore ieri pomeriggio nella Procura di Napoli, davanti ai pm Beatrice e Narducci. «La sua posizione è marginale, abbiamo fornito ai magistrati elementi oggettivi importanti», dicono al termine i suoi legali, gli avvocati Luigi Tuccillo e Gaetano Scalise. La questione principale attorno a cui è ruotato l'interrogatorio di ieri è a che cosa doveva servire un telefonino «sicuro» sul campo di calcio dove si disputava Roma-Juventus (era il 5 marzo 2005, all'Olimpico, e Gabriele era il quarto uomo: vinse la Juve per 2-1). La circostanza è riportata nell'avviso di garanzia spedito dai pm partenopei ai 41 indagati dello scandalo di «calciopoli». All'arbitro di Frosinone viene contestato solo il reato di frode sportiva. Alla base dell'accusa c'è una telefonata intercettata tra il designatore arbitrale Paolo Bergamo (difeso fra l'altro da Gaetano Scalise, uno dei due avvocati di Gabriele) e l'ex segretaria della Can Maria Grazia Fazi (anche lei indagata), alla vigilia di Roma-Juve. Bergamo dice alla donna di chiamare la moglie dell'arbitro Gabriele e di fare in modo che riferisca al marito di tenere un telefono cellulare acceso durante la partita, ma di portare «un telefonino sicuro». Bergamo chiede anche alla Fazi di non parlare direttamente con l'arbitro, evidentemente temendo intercettazioni: all'epoca già circolavano indiscrezioni sull'inchiesta della Procura di Napoli. Ma all'arbitro Gabriele i pm hanno chiesto anche particolari dei meccanismi di designazione arbitrale e se fosse a conoscenza di eventuali pressioni sulle terne per favorire questa o quella squadra. L'attenzione dei pm è focalizzata anche sull'esistenza di meccanismi premiali o punitivi per le giacchette nere a seconda della loro adesione ai desiderata della «cupola» di Moggi. Questa mattina nella Procura di Napoli sarà interrogato il presidente della Lazio Lotito. Mentre i pm Narducci e Beatrice, con il Procuratore aggiunto Roberti, saranno sentiti a loro volta dal Consiglio superiore della magistratura il 13 giugno: il Csm vuole conoscere le posizioni dei magistrati intercettati con componenti della «cupola» di calciopoli e l'identità della misteriosa talpa che informava l'arbitro De Santis degli sviluppi delle indagini. Intanto il Csm ha deciso: nessun incarico sportivo per i magistrati. La decisione è stata presa all'unanimità dalla quarta commissione del Consiglio, che ha dunque posto un veto: da oggi proibiti gli incarichi sportivi per i magistrati. Gli incarichi già in atto, però, hanno spaccato il Consiglio: questi termineranno l'1 gennaio 2007, anche se Magistratura Democratica aveva chiesto che, per quanto concerne l'ambito della Figc, il tutto cessasse il 20 giugno 2006. Scelta affidata al plenum.

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