di FABRIZIO MARCHETTI LAZIO senza pace.

Avvisi di garanzia al presidente Claudio Lotito e al socio Roberto Mezzaroma (manca ancora quello della procura di Milano): ieri le Fiamme Gialle del nucleo di Polizia valutaria hanno perquisito per conto della Procura di Roma le abitazioni dei due azionisti, la sede della Lazio e della Lazio Events (la Srl che detiene poco più del 29% del club), varie società collegate a Lotito, oltre agli istituti di crediti Capitalia e Unicredit. Nel mirino le modalità di acquisizione del 14,6% della Lazio passato ai blocchi, in due operazioni, nello scorso giugno: la banca guidata da Geronzi negoziò la cessione a due intermediari, la Ubm (merchant bank di Unicredit) e l'Euromobiliare, senza conoscere nome e identità del nuovo socio «forte» di Lotito. L'acquisizione è ritenuta sospetta dagli inquirenti, in quanto il costruttore, secondo l'accusa, potrebbe aver fatto l'operazione in nome e per conto del patron della Lazio per alterare il prezzo delle azioni. Da qui parte un doppio filone di inchiesta: del presunto «patto parasociale», dei motivi per i quali sarebbe stato nascosto agli organi di vigilanza e degli aspetti societari si occuperanno i magistrati capitolini, mentre a Milano interessano le ipotesi di reato più strettamente legate alla Borsa, come già è accaduto in passato con i casi Parmalat e Antonveneta. Due quindi le ipotesi di reato: ostacolo all'attività di vigilanza della Consob e aggiotaggio manipolativo. L'inchiesta è nata da alcuni esposti, tra cui quelli presentati da alcuni piccoli azionisti e dai legali Izzo-Graziano-Giorgi, legali di Chinaglia (la cui indagine per aggiotaggio informativo è passata interamente a Roma): la complessa istruttoria della Consob è stata trasmessa ai magistrati milanesi. I pm hanno agito in sordina fino ad oggi, con l'acquisizione congiunta di atti e documenti. Nel provvedimento di perquisizione firmato dal Pm Stefano Rocco Fava si afferma che «Lotito, quale presidente della Lazio Spa, società quotata sottoposta alla vigilanza Consob, e Mezzaroma, quale suo concorrente, al fine di ostacolare l'esercizio delle funzioni di vigilanza attribuite alla Consob, benché ripetutamente richieste, esponevano falsamente l'inesistenza di un patto parasociale occulto avente ad oggetto l'acquisto da parte di Mezzaroma del 14,61% di azioni della Lazio intervenuto a seguito di provvista di quattro milioni di euro, fornita a Mezzaroma da Lotito». Questi ultimi, secondo la Procura, al fine di «celare il reale contenuto dell'accordo tra loro intercorso, simulavano l'acquisto di quote delle società immobiliari Ro.Im. e Ceim da parte della società Linda srl (riconducibile a Lotito) da Evelina Amadei (moglie di Roberto Mezzaroma), che avveniva contestualmente a quello delle azioni Lazio da parte di Mezzaroma, occultando così all'organo di vigilanza fatti che avrebbero dovuto comunicare sulla situazione economica, patrimoniale o finanziaria della società Lazio, tenuto anche conto che Mezzaroma si è sempre adeguato alle direttive di "governance" societaria individuate da Lotito e che il patto incide in misura rilevante sugli assetti proprietari e sulla contendibilità dell'emittente». Assetto societario che, come riferiscono gli inquirenti, sarebbe stato necessario comunicare al mercato anche ai fini di una eventuale offerta pubblica di acquisto prevista dalla normativa. La procura di Milano, in realtà, ha chiesto anche l'acquisizione anche dei documenti relativi al 2004, per comprendere i movimenti economici alla base dell'ingresso di Lotito nella Lazio: i pm lombardi vogliono probabilmente capire quale provenienza avessero i soldi (circa 19 milioni) con i quali Lotito concluse l'operazione, legati a un'operazione con la Regione Lazio, guidata allora da Storace. Un'altra tegola, insomma, arrivata a poche ore dall'interrogatorio di Napoli per il caos-intercettazioni. Il presidente del consiglio di sorveglianza, Gentile, espri