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L'ULTIMA FRAZIONE

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Il grande campione, colui che ha conquistato il pubblico italiano coi suoi modi affabili e sereni e con le sue imprese in bicicletta, è Ivan Basso, ça va sans dire. Partito per essere contrapposto a Damiano Cunego, ha praticamente subito messo in chiaro che di lotta non era proprio il caso di parlare, visto che lui dominava sia nelle crono (e si sapeva da prima) che sul terreno delle salite, anche quelle dure in cui in teoria avrebbe dovuto correre in difesa. Contemporaneamente all'esplosione di Basso, tra l'arrivo in quota di Passo Lanciano, la crono di Pontedera e la tappa del San Carlo, si consumava la deriva di Cunego: discreto nella prima di queste tre frazioni, Damiano ha corso malissimo la prova contro il tempo, e non ha saputo reagire nella tappa che arrivava a La Thuile. E così già sabato 20, a otto giorni dalla fine e con tutte le grandi salite ancora da affrontare, c'era una pietra tombale sulla grande sfida. Nel giorno del Bondone, quello che ha consacrato definitivamente Basso, alla sua prima vittoria in maglia rosa, Cunego era un ectoplasma. Ma per fortuna il Piccolo Principe si è risollevato nelle ultime tre frazioni alpine, sul Furcia e poi nei tapponi di San Pellegrino e Aprica: Damiano è risalito in classifica, fino al quarto posto, e ha confermato di non essere una meteora, capace di vincere Giro e Lombardia nel 2004 per poi eclissarsi. E' giovane, ha solo 24 anni, e tanta strada davanti per migliorare: insomma, la sua sfida a Basso sarà rilanciata nelle prossime stagioni. Delusi: su tutti Di Luca, mai in gara e anzi in difficoltà sin da Passo Lanciano, davanti a migliaia di abruzzesi che erano lì per incitare l'eroe di casa. E poi Savoldelli, primo nel 2005 e sottotono quest'anno, anche a causa di un'allergia che ha reso difficoltosa la sua respirazione. Sorprese: su tutti, José Enrique Gutiérrez Cataluña, che fino a tre settimane fa era un perfetto sconosciuto e che probabilmente lo resterà anche dopo, se è vero che ha 31 anni e in 8 anni di professionismo non aveva conseguito nessun risultato di rilievo. Invece qui ha trovato un momento di grazia, è rimasto sempre coi migliori alla faccia di chi quotidianamente lo pronosticava tra coloro che sarebbero saltati, e porta a casa un secondo posto incredibile. Il podio è completato da Simoni, vecchiaccio che non molla mai e che esce sempre alla distanza: è la settima volta che chiude un Giro tra i primi tre. Ma non si può parlare di Gibo senza citare la grave polemica (che annunciavamo sopra) esplosa sabato e proseguita ieri con toni hard. Nella picchiata dal Mortirolo, Basso aveva invitato Simoni (più forte di lui in discesa) ad aspettarlo, per poter andare insieme fino all'arrivo di Aprica. Gibo aveva atteso, convinto che poi Ivan gli lasciasse la vittoria. Invece Basso ai 3 km se n'è andato solo, scatenando la reazione di Simoni dopo il traguardo («Non è un uomo, mi ha preso in giro», questo il succo). Ieri, prima della partenza, Basso è andato da Simoni per un chiarimento, negando di aver promesso all'avversario la vittoria. Il trentino ha smentito, dicendo «mi hai chiesto anche dei soldi per lasciarmi vincere». «Non è vero!», ha replicato la maglia rosa, «Vuoi che dica la cifra?», ha chiuso Gilberto, che poi anche dopo la tappa ha ribadito: «Per me Basso non esiste più, non provo niente per lui, l'ho cancellato». Non un gran finale per l'immagine dei due e del ciclismo. Ma non è detto che si debba sempre chiudere a tarallucci e vino: meglio la franchezza dell'ipocrisia.

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