«Moggi era il pastore

C'era l'erba alta, l'erba più verde. Poi la sera tornavamo tutti a casa, sazi e contenti, senza preoccuparci se l'erba mangiata era buona. E lui ci mungeva». È la singolare immagine con la quale Angelo Peruzzi, portiere della Lazio e della Nazionale, racconta la sua personale interpretazione dello scandalo intercettazione. Il portiere della Lazio, che in passato aveva anche giocato nella Juventus della triade, dal ritiro della Nazionale ha usato queste parole per spiegare cos'era il sistema Moggi. «Ognuno ha il suo modo di fare, e si crea il suo mondo - ha aggiunto Peruzzi - ora tutti sono bravi a scendere dal carro. Lui si era creato questo mondo, ma non da solo. Questo non è un bel momento per parlare di calcio, anche perchè ci si dimentica che siamo qui per preparare un Mondiale. A noi piacerebbe parlare un po' più di quello che stiamo facendo ma capisco che è importante parlare di questa situazione. È insensato però dare giudizi adesso, perchè ci sono le persone preposte e perchè molte intercettazioni sono ancora da ascoltare e qui di giorno in giorno le cose possono cambiare e uno non può dirsi innocente oppure no. Di sicuro non è una cosa normale che dirigenti di club si sentissero così frequentemente con dirigenti federali. Noi giocatori in campo entravamo senza pensare a quello che poteva succedere, anche perchè poi non si sapeva quali potevano essere le partite decise da episodi particolari. È chiaro che un arbitraggio favorevole può influire sul risultato. Attenzione però: dimentichiamoci che, anche quando sarà ridata fiducia al calcio, non ci saranno più polemiche. Pensate cosa succederà quando ci sarà un episodio a favore della Juve. Io credo che si potrà parlare finalmente di errori arbitrali e di sudditanza psicologica». Difficile guardare oltre il presente, per Peruzzi la speranza è nel Mondiale: «Ora non sarà facile riportare credibilità nel mondo del calcio. Un buon Mondiale potrebbe però certamente riavvicinare la gente e noi ci stiamo preparando perchè il nostro obiettivo principale è la vittoria. Comunque ci sono persone che sono state messe apposta per ridare credibilità a tutto il sisitema e credo che stavolta non assisteremo a una giustizia sommaria. Credo che da condannare non ci sia l'illecito ma il tentativo di illecito, indipendentemente dal fatto che sia riuscito oppure no. Io 18 anni fa ho sbagliato e giustamente ho pagato».