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Galliani resta in sella e rilancia

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Adriano Galliani non rinuncia alla presidenza della Lega Calcio e si prepara ad una riforma interna: «Come Guido Rossi per la Figc, anche noi riscriveremo le regole della Lega Calcio e lo faremo nel più breve tempo possibile. La differenza è che non sarà un commissario, ma l'attuale governo della Lega a farlo». Inequivocabilmente, perciò, il dirigente rossonero respinge la tesi delle dimissioni (almeno per ora) e prepara un nuovo modello. Convocando, per il prossimo 12 giugno, un Consiglio di Lega: «Vedremo se cambiare uno, dieci o quaranta articoli» ha spiegato Galliani. Il dirigente, tuttavia, non si sente sotto accusa: «La Lega è comunque estranea a quanto sta succedendo. Non vedo, perciò, la necessità di azzerare tutto. Sarebbe come chiedere le dimissioni del presidente dell'Assocalciatori Sergio Campana perché ci sono dei giocatori che scommettevano. Con questo, non voglio dire che va tutto bene. Però, la Lega Calcio ha sempre funzionato e quindi non vedo l'esigenza di affidarla ad un commissario. Noi, non siamo il governo del calcio, ma semplicemente una delle sue sei componenti». Dall'assemblea straordinaria (assente solo la Juventus) è emersa la decisione di stilare un documento in grado di modificare il regolamento al fine di «elaborare criteri e modalità di intervento e di tutela delle associate attraverso decise forme di rivisitazione del regolamento vigente». Un comunicato approvato da tutti fuorché una società: la Fiorentina. Dunque, Lega compatta? Neanche per niente. Di Maurizio Zamparini il primo dietrofront: «A fine agosto mi dimetterò sicuramente» ha rivelato il presidente del Palermo, che poi aggiunge: «Ho comunicato di cambiare la governance e le regole entro due mesi. In ogni caso, bisogna cambiare entro l'inizio del prossimo campionato». E poi la polemica con Galliani: «Serve un presidente di Lega che non sia anche presidente di club per evitare il conflitto di interessi. Su questo siamo compatti. Tranne Galliani e, forse, Lotito che gli è rimasto vicino». Su questo punto, in caso di una riforma radicale, l'attuale presidente sembrerebbe pronto a farsi da parte: «Ma non saranno dimissioni - vuole precisare - anche perché io continuo a non capire dove stia il mio conflitto di interessi. Ma se il nuovo regolamento impedirà ai dirigenti di club di fare i presidenti di Lega, io non avrò alcun problema ad adeguarmi». L'amministratore delegato rossonero chiude con l'eterna questione dei diritti televisivi: «spetta al Parlamento stabilire se la vendita sarà collettiva o individuale». Sulla stessa lunghezza d'onda di Galliani, sembra esserci anche Gino Corioni del Brescia: «La Lega non è stata toccata da questo scandalo, non è necessaria una rivoluzione. Ma, dobbiamo rivede alcuni regolamenti: ci siamo perciò dati un mese di tempo. Su questo c'è stata l'unanimità. Galliani? Per ora rimane, poi vedremo il nuovo regolamento». Diversa, invece, l'opinione di Alfredo Cazzola, presidente del Bologna, secondo il quale è necessario : «Un immediato passo indietro per rendere più credibile, agli occhi dell'opinione pubblica e di tutti gli appassionati di calcio, la volontà reale di dare il via alla rifondazione nella gestione dello sport professionistico più popolare nel nostro paese». Oltre alla Juventus, diverse defezioni di rilievo nell'assemblea di ieri. Rappresentati dai loro dirigenti, ma non presenti Garrone della Sampdoria, Cellino del Cagliari e Facchetti dell'Inter.

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