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La domenica dei fantasmi

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Perché, come si legge in qualche forum su Internet, «finché non ci sarà una condanna, non avremo nulla di cui vergognarci». Chissà. Ieri, in ogni caso, al Centro Sisport si respirava aria da funerale: pochi tifosi, campo ovviamente blindato come da tradizione, qualche ragazzino appena fuori i recinti pietre autografi a giocatori con poca voglia di sorridere. Entusiasmo vicino allo zero. Sul terreno di gioco, allenamento di un'ora circa e poi il rompete le righe prima di ritrovarsi all'aeroporto di Caselle a metà pomeriggio: lì, si sarebbero presentati sia Moggi che Giraudo e Buffon. I primi due non si erano visti al campo a differenza del vice-presidente Roberto Bettega, il terzo si era recato in mattinata in Procura a deporre nell'ambito dell'indagine legata alle scommesse. Se giocherà lui o se toccherà ad Abbiati, non è ovviamente dato a sapere né, alla fin fine, interessa granché: comunque vada oggi sul campo, la giustizia sportiva potrebbe di qui a non molto revocare lo scudetto alla Signora e magari assegnarlo al Milan o - se anche il Diavolo risulterà compromesso nei suoi comportamenti - all'Inter. Di sicuro, si tratterà dell'ultimo turno di campionato più paradossale e assurdo nella storia del nostro calcio: una squadra pronta a vincere quasi impossibilitata a gioire, il suo direttore generale che, finita la partita o poco dopo, rassegnerà le dimissioni dall'incarico, il suo amministratore delegato sfiduciato e messo in un angolo dalla famiglia più potente d'Italia, milioni di tifosi spaesati che non sanno più da che parte voltarsi. A suo modo, sarà un 14 maggio che passerà alla storia come (se non più) il famoso 5 maggio in cui l'Inter perse lo scudetto facendosi battere da una Lazio teoricamente demotivata. Finita la partita (la Lega ha previsto due premiazioni, una a Bari e l'altra a Milano), la Juventus riprenderà il suo aereo privato e tornerà a Torino: alle 21,30, se la dirigenza non cambierà idea, partirà dalla sede di corso Galileo Ferraris il pullman scoperto per fare festa nel centro città e concludere la corsa al Centro Sisport: l'anno scorso l'iniziativa riscosse un successone, oggi non si sa ma non pare fuori luogo sostenere che si tratterà di un corteo che di festoso avrà solo l'apparenza. Qualcuno che farà festa ci sarà di sicuro, ma la speranza è che in tutti alberghi il dubbio circa la regolarità dello scudetto eventualmente vinto. Come minimo, le telefonate di cui si sono resi protagonisti i tristi attori di questa vicenda hanno tolto a tanti tifosi la voglia di credere nel calcio, sport nobile (come tutti) diventato in poche ore disciplina paragonabile al wrestling: spettacolo, forse, ma dall'esito più o meno scontato. Non lo meritavano i tifosi, non lo meritano i calciatori, non lo meritano i ragazzi che inseguono un pallone sognando la Nazionale e i Mondiali. Fino a qualche giorno fa sognavano anche la Juve: l'anno prossimo, potrebbero vedere le maglie più vincenti del calcio italiano vivacchiare.

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