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La confessione: ho trattato 6 mesi, c'è stata poca considerazione

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E racconta le sue verità, dal mancato rinnovo ai cinque, intensi anni vissuti in biancoceleste: lunedì ha formalizzato l'accordo con la Fiorentina (contratto biennale con opzione per il terzo anno). Ha scelto Firenze per ragioni economiche? «No. C'erano squadre che offrivano di più, anche all'estero (Siviglia e Monaco, ndr). Ho scelto il progetto dei viola». Le dispiace andarsene? «Sì, davvero tanto. Lascio a malincuore ma non potevo rimanere. La società non voleva puntare su di me». Perché non c'è stato accordo? «Perché non c'era la volontà di tenermi. Quando vuoi confermare un giocatore lo fai firmare in due settimane. Ho ricevuto offerte e lusinghe da club che non mi conoscevano, significa che ho fatto bene. La Lazio ha temporeggiato e non solo sotto il profilo economico. Troppi problemi, il mio caso è andato avanti sei mesi, non dovevo elemosinare qualcosa. Si faceva prima a dire che non si voleva più». Crede che la scelta sia legata al suo rapporto con Lotito? «Non è mai stato un rapporto d'amore, forse a livello reciproco. Non mi sono piaciuti nella scorsa stagione i riferimenti polemici alla vecchia guardia. Diceva che destabilizzavamo, invece dovrebbe ringraziarci. E poi lui dice che troverà uno più giovane e bravo di me. Lo spero. Io non ho mai detto che avrei voluto un presidente più bravo e facoltoso». Non vedeva il progetto? «Più in generale credo che il calcio debba essere vissuto in un altro modo. È giusto tornare indietro con gli ingaggi ma non si può partire da una base comune a tutti. Peruzzi che va al Mondiale, ad esempio, non può essere uguale a un altro giocatore». Quante le aveva offerto Lotito? «Facciamo chiarezza una volta per tutte. L'offerta era di 5,8 milioni ma 2 milioni erano di arretrati, perché riguardavano il piano Baraldi e un residuo del vecchio contratto. Quindi si parlava di 3,8 milioni per 6 anni, circa 650 mila euro all'anno. Non potevo rimanere a quelle condizioni, anche perché non c'era chiarezza sul futuro. E poi a 30 anni non mi si può proporre un contratto di 6 anni». Sei anni di contratto? «Lo so, non è previsto dalle norme. Sarebbe stato coperto da una polizza assicurativa, su cui il mio manager ha chiesto più volte garanzie» C'era un accordo che è poi saltato? «No. Moggi jr. ha cercato di capire se io fossi tutelato sotto ogni profilo. Per questo sono entrati in campo anche gli avvocati. Ma non c'è mai stato accordo, lo smentisco». Si parla tanto di pressioni fatte dalla Gea. Cosa ci può dire del suo rapporto con Moggi jr.? «Che non mi hai minacciato. Mai. Anzi, fosse stato lui sarei rimasto alla Lazio, perché era pronto a rinunciare al suo compenso pur di avvicinarmi al club. Per me è un amico». Quando ha capito che se ne sarebbe andato? «A inizio marzo, quando l'ho comunicato a Lotito. Fossi stato un robot avrei rotto dopo 15 giorni di trattative. Sono andato avanti solo per l'affetto verso i tifosi, i magazzinieri, i massaggiatori, gli amici e i compagni». Quella frase sulla Roma dopo il derby ha fatto rumore. «Lo so, ma alla Roma, che pure mi ha cercato, non sarei andato per rispetto dei tifosi della Lazio. Ero della Roma, è vero, ma da quando sono diventato professionista ad alti livelli questo non conta. E comunque dopo il derby mi sfogai: non vedevo il progetto e davo tutto in campo. Ma non c'era riconoscenza da parte della Lazio, mentre fuori mi cercavano in tanti». I ricordi più nitidi? «La vittoria in Coppa Italia del 2004: giocai da titolare dopo essermi conquistato la maglia sul campo. Segnai anche dei gol belli e decisivi. La pagina più amara? I fischi a Lazio-Chelsea, perché avevo rifiutato il trasferimento all'Udinese. Ero convinto di potermela giocare alla pari con gli altri, anche se erano arrivati Albertini e Dabo. Vinsi la scommessa e oggi la racconto ai più giovani, quella storia. Spero trovino la forza per non mollare nei momenti difficili». Il rimpianto? «Non aver potuto giocare il primo anno di Mancini tecnico con Nesta e Crespo. Potevamo vincere qualcosa di importante». L'uomo che l'ha voluta alla

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