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Il cda decide il futuro della Triade

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Domani, quello dell'Ifil, la finanziaria della famiglia Agnelli che detiene la maggioranza delle quote. In mezzo, la possibilità che il rapporto di lavoro che lega Luciano Moggi e Antonio Giraudo alla Signora giunga a conclusione. Meglio comunque dire subito che difficilmente si arriverà oggi stesso a una conclusione: nonostante le voci che ancora ieri davano Big Luciano vicino alla dimissioni (gli sarebbero state congelate dai vertici societari: la sua uscita di scena è prevista per domenica sera, una volta finito il campionato), oggi la linea difensiva proposta da Giraudo suonerà più o meno così: «Penalmente siamo stati assolti, la giustizia sportiva non si è ancora espressa e quindi restiamo dove siamo». Si tratterà di un mezzo bluff, ovviamente, perché la proprietà non vede l'ora di chiudere il capitolo più brutto della storia ultracentenaria della Signora e farà di tutto perché al più presto si apra un'altra pagina. Cosa potrebbe succedere, quindi? Che venga diffuso un comunicato in cui, dopo i preamboli del caso, si rimanderanno decisioni e prese di posizioni nette alla prossima occasione. Un modo come un altro per dare il via a una trattativa privata tra le parti in cui Girando - più che Moggi il quale, come i è detto, pare deciso a farsi da parte - tratti una buonuscita. Non sarà semplice da quantificare, ma questo è lo scenario più probabile: non va peraltro dimenticato che Giraudo - il cui incarico di amministratore delegato è in scadenza il prossimo ottobre - è anche titolare del 3,6 per cento delle quote Juventus, pari a circa 10 milioni di euro. Moggi, viceversa, è assunto a tempo indeterminato come direttore generale e, calcolatrice alla mano, dovrebbe avere diritto a una liquidazione vicina ai 3 milioni. Intanto, l'inchiesta sui presunti favori arbitrali archiviata dalla Procura di Torino nello scorso autunno potrebbe ripartire: è l'ipotesi che si sta facendo strada dopo l'incontro di martedì tra gli inquirenti napoletani che indagano sulla Gea e quelli di Torino, dove potrebbe essere aperto un fascicolo anche su una presunta fuga di notizie dal Palazzo di Giustizia torinese. Tra le intercettazioni effettuate dagli investigatori di Napoli, ci sarebbero infatti anche alcune telefonate tra personaggi legati alla Juventus e un funzionario della Procura di Torino: conversazioni che sarebbero avvenute nel pieno dell'inchiesta sul doping che vedeva imputati il medico sociale della Juve, Riccardo Agricola, e Antonio Giraudo. Secondo quanto trapela, però, il contenuto sarebbe di modesto rilievo. La trasmissione di queste intercettazioni, che non è ancora avvenuta, fa dunque presupporre una riapertura delle indagini a Torino, dove nel settembre scorso il procuratore capo Marcello Maddalena chiese l'archiviazione del procedimento avviato nei confronti dello stesso Giraudo, del direttore generale bianconero Luciano Moggi, e dell'ex designatore arbitrale, Pierluigi Pairetto. Il giudice Chinaglia aveva accolto la richiesta di archiviazione pur rilevando che dalle intercettazioni appariva pacifica la volontà di Pairetto di compiacere Moggi. Mancava però la prova che l'interessamento di Moggi e l'adesione di Pairetto fossero finalizzate ad alterare il risultato delle partite, così come quella che gli arbitri favorissero sul campo la Juventus: il materiale raccolto dagli inquirenti napoletani potrebbe ora cambiare le cose e configurare nuove ipotesi di reato. In uno scenario di tale tristezza, la squadra continua ad allenarsi come nulla fosse e magari domenica vincerà lo scudetto numero ventinove: sempre che poi non arrivi un verdetto a invalidare il tutto.

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