Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

TORINO — Un parlamentare buontempone ha votato Luciano Moggi, a Montecitorio, nella seconda votazione ...

default_image

  • a
  • a
  • a

A Torino l'atmosfera è seria, per non dire greve, attorno alla società più titolata d'Italia, a un passo da una svolta senza precedenti. A due giorni dalla riunione del consiglio di amministrazione, convocato per discutere la relazione trimestrale (cioè i conti del terzo trimestre e dei primi nove mesi dell'esercizio di bilancio 2005-2006), anche oggi la proprietà (l'Ifil) ha lavorato per tessere la trama del futuro assetto societario. È stata una giornata di consultazioni. All'interno della stessa famiglia Agnelli le posizioni sono più di una e la decisione pare difficile, senza dimissioni spontanee dei dirigenti. La partenza di Moggi, comunque, sembra scontata e ieri si è addirittura diffusa la voce che il direttore generale avesse già rassegnato le dimissioni, indiscrezione che non ha trovato alcuna conferma. L'uscita di scena di Moggi potrebbe essere già decretata dal consiglio, nel pomeriggio di giovedì, ma pare più probabile, a meno di nuovi clamorosi colpi di scena, che l'atto finale sia rinviato a domenica prossima al «San Nicola» di Bari per non turbare la squadra che si giocherà il suo 29/o scudetto. L'addio di Giraudo sembra meno scontato. Il manager, che ha guidato il club bianconero a sette bilanci consecutivi in attivo ed è stato la mente dei progetti immobiliari della società, è tutt'altro che intenzionato a dimettersi o per lo meno a un'uscita di scena che in un momento come questo sarebbe ingloriosa. Giraudo, il cui contratto scadrà ad ottobre, è il terzo azionista bianconero, possiede 4 milioni e 380 mila azioni della Juventus, il 3,6% del totale, per un valore pari a circa 10 milioni. Incerto anche il destino del vicepresidente Roberto Bettega, che non è stato coinvolto nelle intercettazioni. Certo sembrano passati anni da quell'ultimo Cda di fine marzo quando intervennero addirittura il presidente dell'Ifil Gabetti, il vice John Elkann e Andrea Agnelli per dare «rinnovata fiducia» alla Triade, temendo che se ne andasse. Al futuro della Triade è strettamente legato il domani di Capello.

Dai blog