di ALESSANDRO AUSTINI UNA STAGIONE in due partite.
La Roma si giocherà tutto nello stadio più «maledetto» della sua storia. Ma il tabù è già stato sfatato da Spalletti nella partita di campionato con l'Inter dello scorso 26 ottobre. E dal punto di vista psicologico non è esattamente un dettaglio. La prima visita al Meazza è in programma giovedì sera (20.45, diretta su Raiuno): contro l'Inter servirà una vittoria o un pareggio con almeno due gol per alzare al cielo il terzo trofeo dell'era Sensi. Un gesto del quale, nel caso ce ne fosse bisogno, sarebbe incaricato Totti. Perché il capitano, febbre o meno, a Milano ci sarà. Il suo rientro in campo era stato programmato per la partita col Treviso ma l'influenza l'ha costretto a restare a casa. Totti ha saltato anche l'allenamento di ieri e non ha potuto onorare due appuntamenti che aveva in programma nel pomeriggio. Uno riguardava la presentazione di un film realizzato da Sky sul suo decorso post-operatorio. Il documentario si chiama «6 minuti e 12 secondi dopo» con la regia di Angelo Carosi. La trasmissione racconta, in circa un'ora di filmato, il calvario di Totti dopo l'incidente del 19 febbraio: andrà in ondaal termine del campionato e prima dell'inizio dei Mondiali. L'attaccante è intervenuto alla presentazione tramite telefono. «Sto un pò meglio. Sono a letto - ha raccontato il capitano giallorosso - e ho 37.5° di febbre. Spero di recuperare per giovedì e giocare la finale di Coppa Italia con l'Inter. In queste condizioni è difficile, ma io lo spero». L'ottimismo, insomma non gli manca ed è lo stesso che ha accompagnato il capitano nei mesi più difficili della sua carriera. «Non ho mai avuto paura di non farcela per i Mondiali. Dal primo giorno dopo l'intervento - aggiunge Totti - ho dato fiducia alle persone che mi sono state vicine per agevolare il mio recupero aiutandomi a rientrare prima del previsto. E poi credo che la mia forza di volontà mi abbia aiutato tantissimo». Una forza di volontà che in questo caso non basta: oltre all'influenza, Totti non gioca una gara ufficiale da due mesi e mezzo e giovedì è molto probabile che, almeno inizialmente, si accomodi in panchina. Troppo alta la posta in palio per rischiare un suo impiego. Ma è altrettanto consistente la voglia del capitano di essere comunque presente in una serata fondamentale per la stagione giallorossa. Sarà pure una «coppetta» ma vincere qualcosa fa sempre piacere. Nelle intenzioni di Spalletti la partita di domenica scorsa doveva essere una sorta di provino per conoscere meglio il reale stato fisico di Totti. Ma l'intensità delle gare contro Inter e Milan non ha nulla a che fare con il «morbido» impegno al cospetto del Treviso. Questo significa che se giovedì il risultato fosse in bilico fino all'ultimo difficilmente vedremo all'opera il capitano se non per pochi minuti. Domenica, invece, molto dipenderà dalle notizie che arriveranno da Verona. Se la Fiorentina chiudesse subito il conto con il Chievo la partita della Roma assumerebbe un valore pressoché inutile. Stesso discorso per il Milan qualora dalle radioline collegate a Reggio Calabria arrivasse la notizia di un successo della Juventus. A proposito della gara di Verona, ieri Pillon ha promesso il massimo impegno della sua squadra contro la Fiorentina nonostante la qualificazione in coppa Uefa già acquisita. Ma in un momento così delicato per il calcio italiano era difficile ammettere il contrario. «Vogliamo chiudere bene il campionato davanti al nostro pubblico - ha detto il Pillon - ed onorare il calcio. Abbiamo lottato contro la squadra di Spalletti e faremo altrettanto con la Fiorentina». Il tecnico si è detto inoltre rassegnato sulla cessione di Semioli. «È un giocatore molto ambito e tanti club lo vogliono. Sicuramente lo perderemo». La Roma ha ascoltato le parole di Pillon con grande interesse e presto tornerà alla carica per assicurarsi l'esterno.