Crack Petacchi, Giro finito
Sotto la pioggia battente del Belgio, e sull'asfalto viscido della terza tappa, AleJet è caduto a 45 km dal traguardo, ha battuto pesantemente il ginocchio sinistro, ma ha ugualmente portato a termine la tappa. Dopo, in ospedale, dalle radiografie è arrivata la mazzata: frattura della rotula, ritiro obbligato, ciao Giro. La corsa rosa perde così uno dei suoi protagonisti. Nel giorno della consacrazione di Stefan Schumacher, tedesco nuova maglia rosa, Petacchi era comunque arrivato a Namur (un quarto d'ora dopo il primo) in maniera dolente e professionale, ai limiti del tempo massimo. Voleva ripartire, oggi, nella Wanze-Hotton (193 km), frazione per velocisti in cui avrebbe cercato riscatto dopo l'affronto subìto a Charleroi; e invece tornerà in Italia senza bici. McEwen avrà meno problemi a vincere, ma si divertirà di meno. Il dolore di Petacchi andava in scena ieri mentre gli uomini di classifica si sfilacciavano sulla salitella finale che porta a Namur, il tutto a vantaggio di un Savoldelli sempre più convinto di incarnare il ruolo della lepre. Questa, in estrema sintesi, la terza tappa del Giro 2006, da Perwez a Namur, 202 km nati e finiti sotto una pioggia battente, e su una strada infida che, una volta assodato che la fuga in atto (Illiano, Aldape, Irizar, Moinard) non dà fastidio a nessuno, non può essere, in queste condizioni, scenario di colpi di classe e fantasia: troppo grosso il pericolo di uno scivolone, la classifica è tutta da scrivere, e perdere qualche pezzo grosso al terzo giorno di gara sarebbe davvero una disdetta. Purtroppo, malgrado la cautela, qualcuno cade lo stesso. Al km 157 di gara, 45 al traguardo, a finire al suolo è Alessandro Petacchi, e, con lui, Dario Cioni. L'anglotoscano si riprende bene, riparte, rientra, alla fine sarà anche tra i primi a Namur (14esimo); Petacchi no, la botta al ginocchio sinistro è forte. Uno dopo l'altro si fermano ad aspettarlo tutti i suoi gregari, lo coccolano, lo spingono. Rientrano in gruppo, un gruppo che nell'occasione, con molto fair-play, non ha forzato in attesa del rientro dei Milram. Ma Petacchi ha male, si ferma di nuovo. Si tiene come guardia d'onore Rigotto, Lorenzetto e Ongarato, e solo dopo che il dottore del Giro, il professor Tredici, lo ha curato e accudito, il ragazzone di La Spezia riparte, ma senza più velleità: gli importa solo arrivare al traguardo, ce la farà. Ma sarà tutto vano.Sotto la pioggia la Quick Step aveva lavorato tutto il giorno, e una volta ripresi i fuggitivi, a 20 km dalla fine, la responsabilità della corsa passava al capitano Bettini, iperpronosticato alla vigilia. Gruppo molto allungato (anche a causa di qualche scivolone nel finale), e ciò ha comportato che lungo le rampe verso la cittadella di Namur si provocassero dei piccoli frazionamenti, tramutatisi in qualche secondo di differenza tra i vari drappelli. Rubiera, uomo di fiducia di Savoldelli, è partito a 1500 metri dalla fine; ad andargli dietro è stato Stefan Schumacher, che ha guadagnato la ruota dello spagnolo e poi l'ha superato con appariscente naturalezza, allungando negli ultimi 500 metri. Un leggero margine (2") è bastato al quasi 25enne tedesco per godersi il successo.E non solo il successo, se è vero che, grazie all'ottima minicrono di sabato, Schumacher veste anche la maglia rosa. In testa al Giro, chi l'avrebbe pensato un anno fa, quando Stefan era appiedato, sospeso dalla sua ex squadra (la Shimano) in seguito ad un nebuloso caso di doping: ma la federciclo tedesca ha scagionato Schumacher, che ha potuto così approdare in Gerolsteiner (e quindi nel Pro Tour) e può oggi fregiarsi di una maglia rosa su cui pochi avrebbero scommesso.