Carraro si dimette
Il presidente della federcalcio si è dimesso: a un mese dai mondiali di Germania la svolta choc arriva come un terremoto nel mondo del calcio in un lunedì pomeriggio, quello in cui il Paese cercava di dare un volto al nuovo presidente della Repubblica. Un'accelerata inattesa, una comunicazione al presidente del Coni, Gianni Petrucci, poi l'addio ufficiale. Che arriva inaspettato, soprattutto alla luce delle dichiarazioni che lo stesso numero uno di via Allegri aveva fatto solo qualche giorno fa, dopo che era esploso lo scandalo delle telefonate sospette tra arbitri a dirigenti. Ma poi l'incrocio tra diverse inchieste, da Torino a Roma, con la spada di Damocle di rivelazioni ancora più sconvolgenti in arrivo dall'indagine di Napoli, hanno fatto maturare la scelta. E poi quelle richieste di fare piazza pulita arrivate da diverse parti: non era la prima volta che gli succedeva, ma stavolta ha preferito uscire di scena. Lo ha fatto senza mettere mai piede, per tutto il giorno, in Figc, senza sedersi a quella scrivania che lo ha visto al comando per tanti anni, spesso sotto il fuoco incrociato di polemiche e accuse. Il suo addio alla federazione lo ha affidato a una lunga lettera inviata a tutto il consiglio federale, e al suo vice, Giancarlo Abete. Ed è proprio Abete, quello che avrebbe dovuto ricevere il testimone a fine anno, a prendere le redini della federazione: lo statuto conferisce infatti pieni poteri al vice vicario, anche se per l'ordinaria amministrazione. Oggi Abete incontrerà il presidente del Coni Gianni Petrucci a cui dovrà dire cosa intende fare: nessuna ipotesi di commissariamento, naturalmente. Per i prossimi 90 giorni il capo di via Allegri diventa Abete: poteri fino al 6 agosto, quando dovrà convocare l'assemblea per eleggere il nuovo presidente. «Ho sempre rispettato le regole - chiarisce nel lungo commiato Carraro - i miei comportamenti personali e istituzionali non sono mai venuti meno all'etica e alla prudenza che il mio ruolo richiede. Ricordo che noi abbiamo sempre rispettato le regole». Poi però la tempesta di Torino, quegli scambi equivoci tra dirigenti, l'ex designatore, arbitri, lo avevano fatto arrabbiare, si era detto deluso come milioni di tifosi. Ma pronto a restare al suo posto. «Di fronte a una vicenda grave e dolorosa come quella che scaturisce dal materiale inviatoci dalla procura di Torino - scrive Carraro - e di fronte agli sviluppi che potrebbero esserci dalle indagini in corso da parte di Roma e Napoli, non penso che il mondo del calcio possa permettersi che da parte di alcuni addetti ai lavori si discuta sull'opportunità che il presidente federale continui ad esercitare le sue funzioni». Serve un governo forte del calcio, fa capire Carraro, «un vertice nel pieno delle proprie funzioni». Così esce di scena: il primo a saperlo è Petrucci, che Carraro chiama in mattinata e poi incontra a Medio Credito nel primo pomeriggio insieme al segretario generale, Raffaele Pagnozzi. Avvilito, ma deciso: così è apparso il presidente dimissionario. Rammaricato anche Petrucci per l'escalation della vicenda. Oggi però si prepara il passaggio formale di consegne: incontro già fissato alle 10 nella stanza del presidente del comitato olimpico. Arriverà Abete, a dire a Petrucci cosa vuole fare. Il vice che si appresta in anticipo sulla scaletta a prendere la guida della Figc è apparso ieri a via Allegri solo in serata, schivando tutti. Riunione fino a tardi con il segretario generale, Francesco Ghirelli, per preparare l'incontro di oggi. Carraro getta la spugna. Ma il futuro del calcio italiano resta sempre fitto di ombre. Intanto da questa mattina inizierà la parte sportiva dell'inchiesta: il capo dell'ufficio indagini, Italo Pappa, sentirà il segretario della Can, Manfredi Martino. Gli arbitri Dattilo, De Santis, Bertini, Trefoloni e Dondarini e alcuni assistenti saranno sentiti mercoledì: solo dopo seguiranno gli altri coinvolti «eccellenti». Che in Germania non ci sarà l'altro vicepresidente federale, Innocenzo Mazzini, sembra