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La solita vicenda «all'italiana» che non sorprende gli addetti ai lavori

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lo stesso Moggi potrebbe avere anticipato la propria società rassegnando le dimissioni; sul tavolo del presidente della Federcalcio Carraro ci dovrebbero già essere le dimissioni del vice-presidente Innocenzo Mazzini e forse quelle del presidente degli aribitri, Tullio Lanese. Naturalmente nulla di tutto questo è accaduto o accadrà. Tra le tante reazioni che le notizie sulle varie e corpose intercettazioni, che possono andare dal disgusto all'indifferenza, non c'è posto per la sorpresa perché il teatrino che ci è stato rappresentato è quello che chiunque segua con attenzione le vicende del nostro calcio poteva tranquillamente immaginare. La rabbiosa reazione di Antonio Girando che ha ostentato a difesa del suo club la famosa sentenza assolutoria del tribunale di Torino non copre le dichiarazioni contenute nella stessa sentenza e che sono molto più gravi di una condanna. Malgrado le dichiarazioni di Carraro (puniremo con rapidità e rigore) ho molti dubbi che si verifichino situazioni clamorose e francamente non è importante. Si è ripetuto spesso, nei commenti di questi giorni, che le intercettazioni si sono interrotte nel settembre del 2004 ma c'è qualcuno che pensa che dopo quella data la giostra delle telefonate, delle richieste, delle minacce, dei favori si sia interrotta? Non è nemmeno importante verificare se ci siano state situazioni sufficienti ad invalidare il campionato (o i campionati?) o a determinare provvedimenti di qualsiasi tipo. Quello che conta veramente è avere avuto certezza di un atteggiamento da padrone delle ferriere costantemente assunto da Moggi, la conferma di un'arroganza giustificata da anni di prepotenze e dalla beatificazione di un dirigente che tutte le trasmissioni televisive avrebbero voluto avere ospite ogni settimana. La Domenica Sportiva e Controcampo si sono disputate Moggi per intere stagioni ed ogni volta che riuscivano ad averlo in studio era come se avessero realizzato un gol. La cosa più interessante da notare che tutto è venuto fuori da un'indagine della Procura di Torino che non aveva per oggetto la regolarità del nostro campionato bensì era rivolta ad accertare le responsabilità di un club nel cui magazzino erano state trovate medicine in grado di assistere una città. Hanno ragione coloro che osservano che una Federazione non ha gli strumenti (in particolare le intercettazioni) della giustizia ordinaria per accertare la verità ma chi vive da sempre in questo ambiente non può non avere capito la gravità di una situazione che si è incancrenita negli anni, quindi non può né stupirsi, né indignarsi. E' anche vero che se venissero intercettate tutte le comunicazioni telefoniche che si verificano tra gli addetti ai lavori (dai dirigenti agli arbitri, dai procuratori ai giornalisti) bisognerebbe eliminare il calcio dai nostri interessi ma non si può nemmeno giurare sulla pulizia di un ambiente che pulito non è.

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