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Quasi che l'aver portato, in poco più d'una stagione, la Lottomatica a lottare per i traguardi più importanti sia qualcosa che non resterà scritto nella storia. «Nonostante dal primo giorno in cui mi sono trovato la squadra affidata non sia praticamente mai riuscito ad allenarla al completo, non potendo a dare continuità al mio modo di lavorare, siamo arrivati, lo scorso anno, a giocare la semifinale di Coppa Italia e per lo scudetto. E anche quest'anno abbiamo lottato con le unghie in tutte le competizioni. Certo ora la situazione è complessa. Non so chi potrà essere schierato a Roseto e in che condizioni». Ma la sconfitta di Cantù potrebbe aver ferito il morale della squadra? «Abbiamo giocato, per 30', molto bene. Poi abbiamo perso una partita commettendo degli errori difficili da replicare, ma non c'è un solo colpevole». Poi sposta il besraglio. «Non mi vanno giù alcuni commenti su di me che girano da un po' di tempo. Dicono che sia troppo duro con i giocatori. Che alzo troppo la voce. Cosa dovevo fare dopo una sconfitta così? Applaudirli?». Poi guarda avanti. «Vincerò. Anzi vinceremo. Pensare allo scudetto, con i problemi che abbiamo, è difficile. Ma Roma tornerà a vincere. Il presidente Toti mi ha voluto per questo e io alleno per ottenere il massimo. Il progetto va avanti e non termina con questa stragione. Ho ancora un anno di contratto e ho rinunciato alla panchina della Jugoslavia per privilegiare il lavoro con la Virtus. Mi vogliono in Spagna? Non è un delitto desiderare i migliori». Ma quali sono i mali della sua squadra? «Li ho ben presenti. E li conosce anche il presidente. Io sono una persona positiva e penso che uniti, si può vincere».

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