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di TIZIANO CARMELLINI ORA tocca a Spalletti.

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Totti ha dimostrato di essere un campione non solo col pallone tra i piedi, facendo vedere al mondo intero come si può recuperare da un infortunio così grave in soli sessantasette giorni. Lo ha fatto, contro tutto e tutti, perchè lui dopo il crack è quello che ci ha creduto di più: sempre. Mai un lamento, mai un problema. Ha solo lavorato per rimettersi in piedi al più presto e lo ha fatto. E ancora una volta il popolo romanista è stato lì ad aspettarlo e lo ha riabbracciato ieri pomeriggio al Flaminio. Ha rivisto i suoi tocchi magici, la sua sterminata visione di gioco e i lanci da quaranta metri con i quali Ronaldinho ha conquistato il mondo. Tutto bello, tutto vero ma c'è il rischio di farsi prendere dall'euforia. Giocare settantatre minuti contro la Cisco Roma al Flaminio, con l'aureola dell'intocabile attorno, non è esattamente come tornare in campo in serie A. Non ci sono Materazzi o Cannavaro nei paraggi, non c'è Poulsen che ti salta sulle caviglie, non c'è insomma la cattiveria che contraddistingue il calcio che conta: manca cioè il contrasto, quello vero. Totti ieri ha fatto un grande passo in avanti. Ha dimostrato di esser pronto, soprattutto con la testa, pronto per tornare a dare il suo contributo, ma nessuno gli farà sconti: anzi. E proprio per questo, per tutelare un bene della Roma e dell'Italia intera, che ora qualcuno dovrà fargli capire quanto sia inutile rischiare. A questo è chiamato Spalletti, che con il «suo» capitano ha un filo diretto. Il tecnico dovrà frenare la troppa voglia di Totti, senza fargli però perdere lo stimolo. Insomma, dovrà dire «no» finchè non si renderà conto di un recupero totale. Questa Roma ha fatto vedere di poter stringere i denti, soffrire e riuscire a sopportare anche un'assenza così pesante. Inutile rischiare proprio ora, perchè sbagliare adesso vorrebbe dire compromettere tutto: Mondiali compresi. Da folli pensare che possa rientrare contro il Chievo tra due giorni (magari andrà a far morale con il resto della squadra per riassaporare l'aria di trasferta), così come per la finale d'andata di coppa Italia con l'Inter. Lui vorrebbe esserci. Spalletti proverà a dire «no». Lo farà, per il suo bene, ma lo farà. Di sicuro per il match d'andata, forse anche per quello di ritorno. Spalletti deve impedire a chiunque di potersi avvicinare alle caviglie di Totti, finchè queste non potranno di nuovo sopportare quello che hanno sopportato per anni. Lo DEVE fare, per il suo bene. E per quello della Roma. Ora l'unico obiettivo è avere Totti vero per la prossima stagione. I Mondiali? Li giocherà, ma anche lì bisognerà stare con gli occhi aperti e iniziare a tutelare davvero un patrimonio nazionale. Come le nazioni e i club che contano fanno con Ronaldinho & Co..

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