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Resteranno nella memoria

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tocchi sublimi

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I campioni, dunque, più a lungo rispetto al passato fedeli all'agonismo, spesso superando anche le parentesi di incidenti terribili, ma soprattutto ignorando l'appagamento, anche quando i soldini messi da parte garantirebbero agi rilevanti per ben più di una generazione. Ma c'è ancora un appuntamento mondiale da rispettare, così gli eroi stanchi si concedono ancora una battaglia importante, prima di affidare le armi alla panoplia dei ricordi e della nostaglia. Si parla di uscite di scena possibili: quella di Pavel Neved che molti acciacchi avrà anche simulato per trarne vantaggi, ma qualche segno lo porta, sulle ossa e sulla carne. E magari anche di Paolo Maldini, autentico fenomeno di longevità, magari non ancora a fine corsa contrattualmente, ma probabilmente convinto dai ripetuti problemi fisici a non intraprendere la stessa strada del suo alfiere Costacurta, quarantenne ancora in trincea. Voci e previsioni, dicevo, ma anche qualche cosa di ufficiale, forse la notizia più importante, anche se da qualche tempo annunciata: il calcio europeo, la vetrina di campioni straordinari, perderà un protagonista assoluto come Zinedine Zidane. Una sola volta campione del mondo, come la sua Francia, però da primattore incontestato: suoi i due gol (e di testa, poi, neanche la sua specialità) ad aprire la strada al trionfo nella finale contro il Brasile, per l'estasi del tifo amico. Una finale alla quale i blues erano arrivati lasciando sulla loro strada vittime illustri come l'Italia, tradita dalla traversa di Gigi Di Biagio nei quarti di finale risolti ai calci di rigore, e meno illustri, come la Croazia battuta in semifinale. Una finale segnata dal piccolo dramma sportivo di quel Ronaldo atteso come un divo senza rivali e tradito da un malessere forse più mentale che fisico, un fantasma nell'inusuale ruolo di spettatore di fronte alla carica dei francesi ispirata e tradotta in cifre da uno dei più grandi interpreti del calcio, se non il più grande, dell'ultimo ventennio. Rimarrà nella memoria di tutti i tifosi, senza distinzione di campanile, l'eleganza sublime delle giocate dello scugnizzo magrebino nato e cresciuto, come campione e come uomo, in Francia, ma votato a cercare, e trovare, gloria prima in Italia con la Juventus e poi in Spagna con il Real Madrid, dunque due delle società più prestigiose del mondo. Ovunque lasciando un'eredità di vittorie e immagini altamente spettacolari, indelebili quelle del pallone addomesticato con la suola e magicamente fatto scomparire agli occhi degli eversori di turno. Forse ha sbagliato la Juve a lasciarlo andare, però i trent'anni erano vicini e la cifra offerta dalla Casa Blanca, oltre 130 miliardi delle vecchie lire, tale da cancellare ogni tentazione di sentimentalismo. Vedremo un altro Mondiale, con Zidane, in una Francia un po' spelacchiata. Ma lui avrà comunque diritto al più convinto degli applausi di sortita.

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