GRANDANGOLO
Sei partite di fila senza successi (quattro in campionato, due in Champions), per ritrovare i bianconeri così giù di corda bisogna risalire alla stagione 1990/91 quando, allenati da Gigi Maifredi, chiusero (con 3 vittorie nelle ultime 14 gare) al settimo posto, esclusi perfino dalle coppe europee, dopo 28 anni di partecipazioni consecutive. Era la squadra di Roberto Baggio e di De Agostini, di Julio Cesar e Marchi, ma anche e soprattutto di Paolo Di Canio, genio incompreso alle pendici delle Alpi che, dopo tre lustri, potrebbe diventare, oggi pomeriggio, insieme a Rocchi, l'eversore dei bianconeri di Capello. Che hanno rimesso clamorosamente in discussione lo scudetto numero 29, quello più facile, quello virtualmente già acquisito da tanto tempo. grazie alle 17 vittorie accumulate nel girone d'andata. Così, nello stadio di Torino, la Lazio potrebbe trovare antagonisti in piena crisi, ossessionati dalla ricerca del gol introvabile (appena 3 reti dal 25 marzo) e da incantesimi svaniti a primavera, dove si sono dimezzati i capitali accumulati quasi fossero bond argentini. Altra storia a Formello: 3 successi contro (Sampdoria, Siena e Livorno) e divisione della posta solo con l'Empoli, complice l'harakiri di Oddo proprio sul traguardo. I 10 punti conquistati hanno permesso ai dipendenti di Lotito di sorpassare il Chievo nella corsa al sesto posto. E allora diventa inevitabile andare alla verifica contro la malandata Signora accompagnati dalla curiosità e dalle speranze dell'Italia antijuventina, cui non sembrerebbe vero di memorizzare l'effettiva riapertura del contenzioso al vertice in presenza di un blitz laziale e di una contemporanea vittoria dei milanisti a Messina. Fantacalcio? Cattiverie sparpagliate e inattuabili verso i tiranni di Capello che stabiliranno paradossalmente fra poco il record di durata in vetta con 73 giornate di comando? Bisognerebbe non dimenticare in un amen gli insegnamenti di Delio Rossi, mantenendo intatti il mutuo soccorso, la velocità d'esecuzione e la manovra avvolgente, qualità che determinarono l'1 a 1 dell'andata piuttosto stretto per i laziali, nonostante all'epoca la Juventus venisse giudicata alla stregua di un tornado. Fu, quello, il primo pareggio di Del Piero e compagni nel girone ascendente, prescindendo dall'unica sconfitta del 30 ottobre col Milan. Stavolta viene opposto lo schieramento canonico, cui vengono attribuiti i maggiori meriti di un sorprendente 2005/2006. E i fan al seguito s'augurano che non tocchi proprio all'accoppiata centrale Siviglia-Cribari resuscitare i tiratori all'opposizione, in particolare quell'Ibrahimovic ormai prigioniero di un eclissi. La Juve è ferita e non sono poche le assenze specialmente a centrocampo, ma sbaglierebbe chi nell'euforia della vigilia parlasse d'una sfida dai valori equivalenti un po' ovunque. No, non si sono trasformati in brocchi i presunti invincibili dei mesi scorsi, e non sbaglierà l'allenatore di Rimini a scegliere una partenza circospetta, salvo puntare via-via su ritmi elevatissimi. La Juve ha sette vite e lo sa bene Behrami, che torna all'assalto dopo aver trovato due mesi di stop uscendo lesionato da uno scontro con Cannavaro, combattente che ancora sabato scorso ha salvato il suo club dal precipizio proprio agli sgoccioli. Avviciniamoci quindi all'appuntamento emozionante, consapevoli che solo una grande Lazio possa trascinare i pluridecorati nello psicodramma, fra gli applausi assordanti dei loro nemici. L'unica stonatura appare al momento l'esclusione di Pandev dopo la doppietta realizzata ai livornesi, ammesso che corrisponda a verità ritrovarlo al dunque fra i panchinari. Ma tuttavia tornerà utile in corsa. Juve-Lazio clou della 35.ma giornata, promette contenuti a oltranza, proprio fino a quando l'arbitro Paparesta fischierà la fine delle ostilità. Capello, signore degli scudetti, è avvertito. E in cuor suo paventa un Delio Rossi biblico nella parte di Golia che abbatte Da